Da vittima a simbolo di solidarietà: una storia di vera integrazione

Gli rubano lo scooter, la città di Caltanissetta glielo ricompra. Abdul-Rosario: «L’Italia è bellissima»
In una Sicilia spesso raccontata per le sue difficoltà, questa volta è la generosità a fare notizia. Abdul, 39 anni, originario del Bangladesh, è diventato il protagonista di una storia che ha commosso l’intera comunità nissena. Per tutti, però, lui è semplicemente Rosario, un nome che gli è stato affettuosamente attribuito dai cittadini, segno di un’integrazione che va oltre le parole.
Abdul lavora come venditore ambulante di rose. Lo si vede spesso aggirarsi per le strade del centro, nei pressi dei locali, con il suo sorriso discreto e una gentilezza che ha conquistato i cuori di molti. Non chiede mai nulla, offre un fiore e un saluto, diventando una presenza familiare e rassicurante per i nisseni.
Qualche settimana fa, Abdul ha subito un furto: gli hanno rubato lo scooter, il suo unico mezzo di trasporto per muoversi tra i quartieri e portare avanti il suo lavoro. Un colpo durissimo, non solo economico, ma anche emotivo. Senza scooter, Abdul non poteva più lavorare come prima. La notizia si è diffusa rapidamente, rimbalzando sui social e nei gruppi di quartiere.
La reazione della comunità è stata immediata e sorprendente. In pochi giorni, cittadini, commercianti e semplici passanti hanno organizzato una colletta spontanea. Nessuna associazione, nessun ente: solo il cuore della gente. Con i fondi raccolti, è stato acquistato un nuovo scooter per Abdul, consegnato tra gli applausi e le lacrime di chi ha voluto esserci.
La storia di Abdul è molto più di un gesto di solidarietà. È la dimostrazione che l’integrazione non si misura con i documenti, ma con il rispetto, la fiducia e l’affetto reciproco. Abdul non è più solo un venditore ambulante: è diventato un simbolo di umanità condivisa, un ponte tra culture, un esempio di come la gentilezza possa generare comunità. “Non ho parole,” ha detto Abdul, commosso. “Grazie a tutti. Caltanissetta è la mia casa.”