Aspettative deluse: Capitale della Cultura non ha attratto i visitatori sperati. Appello da Sciacca: “Promuovere meglio e fare rete”

Agrigento, pur essendo la destinazione più visitata, presenta una permanenza media molto bassa: solo 1,5 giorni. Questo dato non tocca invece località come Sciacca, Licata e Lampedusa, dove i turisti soggiornano anche oltre 5 giorni


Il 2025 era stato presentato come un anno straordinario per il turismo nella provincia di Agrigento, trainato da una ripresa post-pandemica e dal prestigioso titolo di Capitale Italiana della Cultura assegnato alla città di Agrigento. Dopo un 2022 di transizione, gli anni 2023 e 2024 avevano registrato una forte crescita, che non sembra sia stata consolidata. C’è un calo diffuso di presenze. Un po’ come sta avvenendo nel resto della Sicilia, dove però non possono avvalersi di quel titolo che avrebbe dovuto rilanciare la provincia di Agrigento nel panorama internazionale. Agrigento, pur essendo la destinazione più visitata, presenta una permanenza media molto bassa: solo 1,5 giorni. Questo dato non tocca invece località come Sciacca, Licata e Lampedusa, dove i turisti soggiornano anche oltre 5 giorni. “Il 2025 rappresentava un’opportunità storica per ripensare il turismo agrigentino in chiave strutturata – ci dice Ezio Bono di Sciacca Turismo – io lo dico da sempre che c’è bisogno di fare rete per alzare i numeri. Nonostante la presenza di attrazioni iconiche come la Valle dei Templi, la Scala dei Turchi – aggiunge – la provincia soffre di una promozione disgiunta”. Bono sottolinea che “la mancanza di programmazione condivisa limita la permanenza media dei turisti” e che “serve una strategia di rete per valorizzare il potenziale ricettivo in linea con le nuove tendenze”. Federalberghi conferma la flessione nei primi sette mesi del 2025, del 12 per cento nel mese di luglio: “Forse anche di più – ci dice Franco Picarella – stanno mancando i turisti italiani, ci sarà un risveglio a settembre ottobre che non cambierà però la situazione. La causa è soprattutto un aumento dell’inflazione. Perdono anche le altre province, ma per noi è ancora più grave visto che avevamo un evento di grande spessore che non ha mitigato il trend negativo”. Picarella mentre dialoga con noi accede alla piattaforma Booking e inserendo il week end di ferragosto trova ben 69 strutture ancora disponibili sulle 913 registrate. “L’incertezza e la disorganizzazione delle attività ci ha fatto male. Va meglio Sciacca, dove nei giorni di ferragosto quasi tutte le strutture sono piene”. Per Fabrizio La Gaipa, del Distretto Turistico della Valle dei Templi, bisogna valutare bene i numeri: “Se per Federterme c’è un calo – ci dice – per il governo centrale la situazione complessiva è molto positiva. Ammetto che nel nostro territorio ci sono comunque numeri non soddisfacenti. Ma è forse il modo di viaggiare che è cambiato, ed Agrigento in questo caso viene tagliata fuori. Solo escursioni, non presenze. Il dato della Valle dei Templi è in crescita, mentre è in calo quello del soggiorno in albergo”. La realtà è che Agrigento non è riuscita a contrastare, con il titolo di Capitale della Cultura 2025, una situazione di crisi generalizzata: “Forse la promozione non ha funzionato e ci sono state delle mancanze – conclude – ma non bisogna speculare e generalizzare. Ci sono tante cause che valgono per tutte le province, prima fra tutte la minore propensione alla spesa”. La Gaipa condivide la tesi che in provincia non si faccia rete: chi sceglie la Valle dei Templi non amplia il proprio soggiorno in altri siti del territorio, mentre funziona il percorso inverso: “Io personalmente stampo a mie spese una piantina con tutti i siti della provincia. Ma questo è un lavoro che si deve fare quando il viaggio è in preparazione, non all’ultimo momento. Bisogna fare un lavoro a monte. Occorre organizzarsi e programmare”.