Tale presenza potrebbe essere collegata all’inchiesta che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di 5 persone. Un iter complesso per un’opera pubblica attesa da circa 20 anni, che oggi rischia di bloccarsi nuovamente se dovessero essere confermate irregolarità nelle procedure di appalto


La Squadra mobile di Agrigento si è recata ieri nella sede di Aica, l’azienda idrica dei comuni agrigentini, per acquisire fascicoli e documenti. La presenza dei poliziotti, riferisce Grandangolo Agrigento, non è certamente passata inosservata e potrebbe essere collegata all’inchiesta che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di 5 persone. L’appalto della nuova rete idrica di Agrigento è infatti una delle opere pubbliche finite all’interno dell’inchiesta. Il cantiere del primo primo stralcio della nuova rete idrica di Agrigento, entrato nell’inchiesta della Procura su un presunto giro di appalti truccati per 60 milioni di euro, è stato ufficialmente aperto lo scorso 11 aprile. Un iter complesso per un’opera pubblica attesa da circa 20 anni, che oggi rischia di bloccarsi nuovamente se dovessero essere confermate irregolarità nelle procedure di appalto. Il cantiere è aperto, ma di fatto gli scavi non sono entrati nel vivo visto che dopo la cerimonia organizzata in pompa magna con la presenza del presidente della Regione Renato Schifani, a causa delle prescrizioni imposte dalla Soprintendenza ai beni culturali di Agrigento è stato necessario nominare tre tecnici archeologi che devono sovrintendere ai lavori, essendo gran parte del territorio comunale di interesse storico. I tre tecnici sono stati nominati nei giorni scorsi e affiancheranno la direzione lavori. I timori di un rallentamento dell’iter, o addirittura di uno stop, sono emersi in modo prepotente proprio in queste ore, dopo che i magistrati avrebbero inserito l’appalto tra quelli che sarebbero stati pilotati con la complicità di dirigenti e funzionari pubblici. E c’è di più: il consorzio che si è aggiudicato i lavori, secondo la Procura non avrebbe avuto i requisiti economici richiesti e non assicurerebbe quindi una corretta esecuzione dei lavori. Un vero e proprio terremoto. Ce n’é quanto basta per ritenere davvero fondati i timori di uno stop ai lavori per sostituire la vecchia rete di distribuzione di gran parte del centro abitato, quella interessata da una maggiore percentuale di perdite.