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UNIVERSITA’, MENO ISCRITTI AL SUD. E LA SICILIA CONTINUA A PERDERE CAPITALE UMANO

In Italia i laureati sono di meno rispetto alla media europea e c’è un enorme divario fra laureati al Nord e al Sud, soprattutto fra i giovani. Inoltre, le immatricolazioni nelle università al Sud sono in forte calo: i giovani meridionali rinunciano oppure vanno a riempire le aule degli atenei del Nord, convinti che una laurea conseguita al Nord è più spendibile sul mercato del lavoro.

Sono i dati in anteprima del nuovo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno, edita dalla Svimez e diretta da Riccardo Padovani, per la prima volta sotto forma di numero monografico. C’è ampio spazio per una fotografia sulla crisi dalla quale le università del Sud cominciano a venire fuori, ma con ritardo e lentezza.

Come si legge oggi in un articolo di Michele Guccione sul quotidiano La Sicilia riferito ai dati diffusi dalla rivista, la quota media di laureati risulta ancora più bassa nel Mezzogiorno, dove scende al 14,6% rispetto al 17,9% del Nord e al 19,8% del Centro, mentre le immatricolazioni sono crollate al Sud. Anche se il 2016 registra una positiva inversione di tendenza degli immatricolati (+2,4% rispetto al 2015), l’incremento non fa tornare l’Italia ai livelli 2006, con una perdita di 38.635 studenti (-12,5%). A registrare il calo maggiore sono state le regioni del Mezzogiorno, che hanno perso in 10 anni il 22,4% dei propri immatricolati residenti. La perdita di iscritti al Sud corrisponde a più dell’intera popolazione di immatricolati residenti in regioni come il Lazio o la Sicilia. Le regioni del Nord, invece, hanno registrato il calo più lieve di immatricolati (-3%): circa 3.650 studenti.

Fra le cause della crisi degli atenei al Sud, c’è stato il taglio ai finanziamenti. Gli ultimi dati disponibili mostrano che la spesa pubblica in Italia destinata all’istruzione terziaria è pari allo 0,8% del Pil, a fronte di una media Ue a 22 dell’1,8%; la spesa media per studente in formazione terziaria è di 7.114 dollari, al di sotto della media Ue a 22 (10.781 dollari) e dell’area Oecd (11.056 dollari).

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