Quattro Comuni devono ad Aica il 58% dei crediti vantati dal gestore

La politica è chiamata oggi a un sussulto di responsabilità: non è accettabile che regolamenti di conti o giochi di potere tra diverse fazioni si riflettano negativamente sugli utenti, sui cittadini, sulle famiglie

La questione idrica nella nostra provincia è una bomba pronta ad esplodere. Manca davvero poco e l’aumento delle tariffe del 5.40%, votata da 24 sindaci tra cui quello di Sciacca, è benzina gettata sul fuoco. Oggi è il Cartello Sociale della provincia di Agrigento ad intervenire sottolineando come “il vero nodo irrisolto rimane sono in alcuni sindaci che non hanno ancora versato le quote di capitale sociale e non hanno utilizzato i fondi del prestito regionale destinati all’avvio della società consortile. Alcuni addirittura, colpevolmente, prendono l’acqua senza pagarla ” affamando” Aica ed esponendola al rischio fallimento, facendo pagare, di fatto, ai cittadini quanto da loro non versato “. “Tale ambiguità non è più tollerabile. La politica è chiamata oggi a un sussulto di responsabilità. Non è accettabile che regolamenti di conti o giochi di potere tra diverse fazioni si riflettano negativamente sugli utenti, sui cittadini, sulle famiglie”. Su 6.479-590 euro di crediti che Aica vanta nei confronti dei Comuni, 3.779.882 sono imputabili a quattro Comuni. Bivona deve 604.303 euro, Canicattì 848.088 euro, Licata 787.656 euro e Palma di Montechiaro 1.539.835. Sommano 3.779.882 pari al 58%