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Ospedali riuniti Sciacca e Ribera: gli accessi all’area emergenza dal 2019 al primo trimestre 2021

SCIACCA-RIBERA.  Di Filippo Cardinale

La pandemia da Covid, che ha interessato il globo, ha avuto riflessi nel campo sanitario in modo incisivo e straordinario. Le strutture ospedaliere si sono trovate, e continuano ad esserlo, sotto una forte pressione a causa dei contagi da virus. Una quantità eccezionale di ricoveri che hanno occupato i posti letto dei reparti medicina, terapie intensive e sub intensive. Numeri che solo una pandemia di tale capillarità e virulenza è capace di produrre. Occupazione di posti letto e, soprattutto, una forte concentrazione di sanitari e infermieri dedicati all’assistenza dei contagiati che hanno manifestato la forma più violenta del virus. La questione è nota a tutti.

Dal marzo dello scorso anno, le strutture ospedaliere hanno, di fatto, diminuito le prestazioni per le patologie ordinarie. Il tutto anche aggravato da una forte paura delle persone a rivolgersi alle cure ospedaliere essendo la maggioranza di ospedali in “commistione” con l’assistenza ai contagiati da Covid. A distanza di oltre un anno, in Italia vi è un forte arretrato di interventi chirurgici non ritenuti urgenti e salvavita.

A Sciacca, l’ospedale Giovanni Paolo II ha dovuto affrontare l’emergenza creando dei percorsi Covid e impegnando la medicina generale per l’assistenza ai contagiati, e parte della Rianimazione per i casi di gravità che richiedevano la respirazione meccanica. Anche il Pronto Soccorso ha subito una sorta di adeguamento creando un ingresso nel quale si è sottoposti al tampone.

In tale contesto di pandemia, l’assessorato regionale alla Salute, nel giugno dello scorso anno individua nel Piano regionale sanitario straordinario l’ospedale di Ribera, il Fratelli Parlapiano, come struttura Covid. E’ una novità in provincia di Agrigento poiché è l’unica struttura ospedaliera a essere destinata a emergenza pandemica. Una svolta per un ospedale (che ricordiamo è parte integrante dell’ospedale di Sciacca, tanto che la denominazione esatta è di “Ospedali riuniti di Sciacca e Ribera”) che è stato ridimensionato, ma anche sull’orlo della chiusura. La struttura ospedaliera, dal punto di vista strutturale, non era consona. Tutt’altro. La destinazione a Covid Hospital è un punto di partenza per una evoluzione della struttura nella specializzazione di centro per le Malattie infettive.

Il Covid Hospital Fratelli Parlapiano ha richiesto una ardua progettazione per un adeguamento strutturale e impiantistico. Oggi, quella di Ribera, è una realtà ospedaliera Covid con reparto di degenza ordinaria  (40 posti letto), terapia intensiva (10 posti letto) e sub intensiva (10 posti letto). Ai piani superiori ospita la Fondazione Maugeri, specializzata in neuroriabilitazione.

A proposito di “Pronto Soccorso” del Fratelli Parlapiano, esso non lo è più già dal 2017 con apposito decreto della Regione (n. 629/2017) e poi ribadito nella nuova formulazione della rete ospedaliera con altro decreto (n. 22/2019). E’ stato declassato in PTE (Punto Territoriale Emergenza). Il motivo risiede nei requisiti che un Pronto Soccorso deve possedere: un numero minimo di accessi che non deve essere inferiore a 25.000 in un anno, l’esistenza di reparti essenziali come la chirurgia, medicina, ortopedia, ostetricia e pediatria

Il Commissario Straordinario dell’Asp di Agrigento, Mario Zappia, si è comunque impegnato a creare una zona per l’assistenza di primo intervento con un percorso scisso da quello Covid, potenziando il Punto di Primo Intervento e la Continuità territoriale.

Un’altra realtà che bisogna pendere in considerazione è che il Giovanni Poalo II e il Fratelli Parlapiano sono strutture uniche nell’ambito della denominazione di “Ospedali riuniti Sciacca e Ribera.

Parlavano, in premessa, dei riflessi che la pandemia ha riverberato sulle patologie “ordinarie” della popolazione. Cioè di quelle malattie “comuni” e che esulano dalle emergenze sanitarie e dalle pandemie. Vi è una cifra, a livello nazionale, assai allarmante di patologie che sono state trascurate anche a causa della paura di cittadini di farsi assistere nelle strutture ospedaliere preoccupati del contatto con i contagiati da Covid. Del resto, l’allarme ripetuto a livello nazionale, è che le migliaia di casi di contagi ha posto sotto stress il mondo sanitario e infermieristico delle strutture ospedaliere con posti letto nelle terapie intensive e sub intensive occupati al massimo delle capacità, o ad una soglia ritenuta molto critica.

Nel nostro territorio, per citare l’esempio degli accessi “all’area emergenza”, è evidente il loro calo. Un calo segnato per la maggior parte di accessi con codici bianchi e verdi. Il Triage è stato modificato nel 2019.  Tralasciando per ovvietà i due codici più d’emergenza, tra cui quello rosso rappresenta il paziente in emergenza che richiede l’accesso immediato, c’è anche il codice arancione il cui paziente deve accedere entro 15 minuti e con osservazione diretta e costante delle condizioni di salute durante l’attesa. Va da sé che il codice rosso viene gestito dal servizio del 118 che stabilisce l’urgenza e la destinazione nelle strutture più adeguate ad affrontare la gravità del paziente.

A scalare, ci sono i codici verde e bianco. Nel primo il paziente ha una urgenza minore. In questi casi il tempo massimo di attesa è di 2 ore allo scadere dei quali ci può essere una rivalutazione come nel caso precedente. Col codice bianco, il paziente potrebbe essere trattato anche dal medico di famiglia. In questi casi il nuovo sistema prevede comunque un tempo massimo di attesa di 4 ore al termine dei quali ci può essere una rivalutazione.

Ma vediamo, a proposito di accessi nell’area di emergenza cosa accade sulla scorta di dati che riguardano Sciacca e Ribera.

Nel 2019, anno in cui non era scoppiata la pandemia, nell’area emergenza del Giovanni Paolo II si sono registrati circa 28.000 accessi (media di 76 al giorno), al Fratelli Parlapiano 8.000 circa (media di 22 al giorno).

Accessi codici bianchi 2019:

Accessi codici verdi 2019:

Codici rossi 2019:

Nel 2019 i dati riportano anche gli accessi al Pronto Soccorso di Sciacca di cittadini provenienti da Ribera. Complessivamente sono stati circa 1.900 di cui in codice verde 1.300 e bianco 144. In codice rosso 20

Nel 2020 i numeri sono diminuiti anche per i motivi sopra citati. Da Ribera a Sciacca si sono registrati 1.230 soggetti di cui 800 in codice verde e 48 in codice bianco. In codice rosso 15.

Nel 2021, nel primo trimestre da Ribera a Sciacca sono stati registrati 354, di cui 230 in codice verde e 9 in codice bianco. In codice rosso 10

I dati dimostrano come l’accesso all’area di emergenza è appesantito da pazienti con codice verde e bianco, ossia quei pazienti che accusano sintomatologia che non richiede l’urgenza. Questo, ovviamente, comporta uno stress al personale sanitario e infermieristico che, invece, deve dedicarsi con tutto l’impegno e attenzione ai codici rossi e gialli. Dati che, inoltre, rappresentano bene la decisione di tanti cittadini riberesi che optano recarsi direttamente al Pronto Soccorso del Giovanni Paolo II, senza “passare” dal Fratelli Parlapiano e comunque gestibili dal PTE (Punto Territoriale Emergenza)  e PPI (Punto Primo Intervento).

Questi dati, inoltre, suggeriscono anche una maggiore riorganizzazione della sanità del territorio. Quella, cioè, che non abbisogna della struttura ospedaliera. Un compito sul quale la politica dovrebbe concentrare lo sforzo e proiettare la nostra sanità territoriale a livelli decisamente superiori e più consoni alle esigenze della popolazione.

La trasformazione del Fratelli Parlapiano di Ribera a Covid Hospital, di fatto, muta un quadro di assistenza. L’area di emergenza dell’ospedale di Ribera diventa a caratterizzazione Covid. Dunque, come del resto ha detto il commissario straordinario dell’Asp di Agrigento, Mario Zappia, se da un lato è giusto accogliere le esigenze della popolazione, dall’altro è necessario adottare gli accorgimenti di sicurezza e garantire l’assistenza per i casi che non mettono a repentaglio la vita dei cittadini (in tal caso è il 118 a stabilire la destinazione del paziente in codice rosso al pronto soccorso attrezzato per la gravità del caso) e che sono caratterizzati da codici bianchi e verdi.

Un costruttivo dibattito su una più appropriata sanità territoriale da parte della politica è auspicabile a patto che sia spogliato da “populismi” e da “allarmismi” proiettati al consenso elettorale.

 

 

 

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