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M5S VINCE ANCHE NEI LUOGHI DEI BOSS

I candidati del movimento Cinque stelle vincono anche nei paesi e nelle borgate della Sicilia dove una volta la mafia governava i flussi elettorali. Il dato è omogeneo: da Corleone a Castelvetrano, ai quartieri palermitani di Brancaccio e Ciaculli, l’affermazione del movimento è sospinta da una valanga di voti.

Il caso più emblematico è quello di Piera Aiello, testimone di giustizia e candidata “senza volto” nel collegio uninominale di Marsala. Nel feudo di Matteo Messina Denaro, l’ultimo grande latitante di Cosa nostra, non ha potuto né mostrare la faccia né avere con gli elettori incontri ravvicinati. Ma nell’anonimato ha ugualmente stravinto con il 51,2 per cento: 20 punti in più di Tiziana Pugliese di Forza Italia mentre l’uscente Pamela Orrù del centro sinistra si è fermata al 13,5.

A Corleone, regno di Totò Riina e Bernardo Provenzano, dove la Dc di Vito Ciancimino faceva il pieno di voti con la breve stagione di un sindaco di sinistra, Pippo Cipriani. Ora è il movimento di Grillo a dominare la scena politica nel paese che ha esportato la mafia nel mondo. Nel collegio uninominale della Camera il farmacista Giuseppe Chiazzese, fondatore del circolo pentastellato ma senza storia politica alle spalle, ha raccolto il 56,7% delle preferenze e ha staccato di 16 punti l’ex ministro Saverio Romano candidato di centro destra fermo al 30 per cento. Solo l’8,3% per il candidato di centro sinistra Salvo Lo Giudice e appena il 2,1 per Serafino La Corte di Liberi e Uguali.

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