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L’ospedale di Sciacca verso la “normalizzazione”, quello di Ribera un’eccellenza per Covid e Malattie infettive

Nei prossimi giorni l’ospedale di Sciacca ritornerà alla sua originaria funzione di importante riferimento sanitario per un bacino di 200.000 utenti. Niente più decine e decine di posti letto sottratti ai reparti per dedicarli a pazienti covid-19. Un ribaltamento, dovuto all’emergenza sanitaria, che ha visto trasformare l’ospedale Giovanni Paolo II in una struttura ospedaliera, in questi mesi di emergenza, orientata a Covid-19 ospitando paziente alcuno, mentre ha visto ridurre quasi a zero la capacità di ricoverare cittadini con patologie tradizionali.

Il Giovanni Paolo II in questi mesi è stato un Covid Hospital sui generis: nessun soggetto positivo poteva essere ricoverato perché privo di reparto di malattie infettive. Dunque, i pazienti positivi venivano trasferiti in altre strutture, tutte fuori provincia agrigentina.

Da non dimenticare che la trasformazione del Giovanni Paolo II in Covid Hospital ha generato diverse fibrillazioni tra il commissario ad acta e i sindaci, compresi Comitati Civici e Sindacati. MA questo, ormai, ha un percorso di messa in soffitta con il ritorno alla normalizzazione delle attività ospedaliere della struttura saccense.

Dunque, dal primo giugno la maggior parte degli ospedali sono stati trasformati in centri Covid tornerà alle originali funzioni. Dedicati al Coronavirus rimarranno solo alcuni presidi mentre verranno individuati plessi ospedalieri che, pur insieme ad altre branche, consentiranno di avere una “riserva” di posti letto per fronteggiare eventuali nuove impennate dei contagi.

Nel Palermitano, per esempio, il Cervello e l’ospedale di Partinico torneranno alle normali funzioni, così come il Civico, cedendo gli attuali, pochi, pazienti Covid a una struttura che farà da base operativa per due province: Palermo, appunto, e Trapani. Una mossa per evitare interi ospedali restino sostanzialmente vuoti.

Basti considerare che a Partinico, che ha 60 posti letto Covid, per ora ci sono ricoverati 5 pazienti. Al Cervello ci sono meno di 10 degenti. Al Civico 8 pazienti in un plesso da 200 posti. In sintesi, noi abbiamo ospedali che contano circa 350 posti letto impegnati per la cura di meno di 30 malati Covid. E’ facile comprendere come tale situazione rischia di bloccare la sanità.

In tale contesto,l’Assessore alla Salute è in attesa delle linee guida nazionali per la fase 2 della sanità e poi emetterà un provvedimento in cui individua le strutture che faranno da base per raccogliere i soli 100 pazienti Covid ancora ricoverati nelle 9 province.

A Palermo potrebbe essere il nuovo Imi o un plesso del Civico. A Messina un plesso del Policlinico. Nell’Agrigentino l’ospedale di Ribera che, dunque, non tornerà alle sue originarie funzioni ma si caratterizzerà come struttura di eccellenza con la finalità di avere un reparto di Malattie infettive. Tale orientamento consentirà agli ospedali riuniti di Sciacca e Ribera di configurarsi come un’offerta di servizi sanitari superiore rispetto ad oggi.

L’individuazione di queste riserve è strategica: le norme nazionali impongono che vengano individuati circa 1.200 posti normali e fra 150 e 300 posti di terapia intensiva. Queste riserve faranno anche da termometro dei rischi nella fase 2: nel momento in cui dovessero essere riempite al 40% – ha sottolineato il comitato tecnico scientifico a Razza – scatterà in base a provvedimenti nazionali l’obbligo di varare un nuovo lockdown.

In caso di un nuovo ritorno alla fase 1, non è stata lasciata a una valutazione discrezionale, seppure sulla base di pareri medici, ma vincolata a un dato numerico. Queste riserve di posti saranno dunque in centri specializzati, Imi per Palermo e Trapani, Ribera per Agrigento, ma anche in ospedali che hanno la disponibilità di plessi autonomi in cui non ci possono essere rischi che i pazienti Covid eventualmente ricoverati infettino gli altri normali degenti.

Filippo Cardinale

 

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