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L’INVASIONE DEGLI ULTRA DRONI, AEREI DA GUERRA, NEI CIELI SICILIANI E SULLE NOSTRE TESTE

Abbiamno scritto nei giorni scorsi del continuo sorvolo sui nostri cieli di aerei militari. Non abbiamo avuto mica le traveggole, anche perchè hanno scritto sull’argomento diverse testate giornalistiche. Noi riportiamo un articolo dell’autorevole giornale online www.siciliainformazioni.com a firma di Giulio Giallombardo.

Un rombo potentissimo da far tremare la terra, poi gli occhi al cielo e niente, tutto tranquillo, come se nulla fosse. Quante volte ci è capitato di sentire il boato di un aereo e non vedere nessun velivolo sopra le nostre teste. Probabilmente un drone si stava facendo un giro a qualche chilometro da noi. Si tratta di sofisticatissimi aerei militari senza pilota, che sfrecciano a 400 all’ora, comandati a distanza da stazioni fisse o mobili. Pare che in Sicilia, in questi giorni, ci sia un gran via vai di queste macchine da guerra, soprattutto nelle zone di Birgi e Sigonella, due fra gli aeroporti militari strategicamente più importanti dell’Isola.

NOTAM A TRAPANI E CATANIA – Sembra, infatti, che proprio gli scali civili di Birgi, nel Trapanese, e Fontanarossa, alle porte di Catania, siano stati recentemente interessati da Notam, acronimo di “Notice to airmen”, ovvero comunicazioni tecniche o logistiche relative alla sicurezza del traffico aereo. Gli avvisi in questione imporrebbero, come denunciato dall’associazione Rita Atria, per quanto riguarda l’aeroporto trapanese, “la sospensione delle procedure strumentali standard nelle fasi di accesso, partenza e arrivo degli aerei, dall’1 giugno al 29 agosto 2012 per l’attività degli Unmanned Aircraft”, cioè i suddetti droni. Nello scalo di Catania, invece, i piloti civili sarebbero stati allertati già dallo scorso 8 marzo, e fino all’1 settembre prossimo – secondo quanto scrive il giornalista Antonio Mazzeo sul suo blog – “devono rispettare procedure molto più complesse per evitare il rischio collisione con i velivoli teleguidati”.

LA LEGGE – Così Global Hawk, Predator e Reaper scorazzerebbero indisturbati per i cieli siciliani. Ma tutto questo è permesso dallo Stato italiano? Ebbene sì. Secondo la legge 178 del 14 luglio 2004, inerente a “Disposizioni in materia di aeromobili a pilotaggio remoto delle Forze Armate”, i droni (chiamati tecnicamente Apr) possono essere utilizzati “per la difesa e la sicurezza nazionale”. Il loro impiego avviene in spazi aerei determinati e con limitazioni stabilite dall’Aeronautica militare e dall’Enac, di concerto con l’Enav, per quanto riguarda gli aspetti di controllo e gestione del traffico aereo. “Nel corso di operazioni sul territorio nazionale o all’estero – dice la legge – connesse a situazioni di crisi o di conflitto armato l’impiego degli Apr non è sottoposto a limitazioni”.

WAR GAMES – Ma siamo sicuri che questi velivoli da “war games”, condannati anche dall’Onu, appartengano tutti alle Forze armate italiane, come prevede la legge? Vista la presenza militare statunitense proprio a Birgi e Sigonella, qualche dubbio sorge spontaneo. “L’amministrazione Obama – attacca ancora l’associazione Rita Atria – usa questi velivoli anche per uccidere presunti terroristi e in queste missioni ci sono sempre i cosiddetti effetti collaterali: uccisioni di bambini, donne e uomini innocenti. Conta ancora qualcosa la volontà popolare in Italia? Noi non abbiamo dato mandato a nessuno in Parlamento di autorizzare gli aerei senza pilota a fare quello che vogliono in occasione di guerre come quella in Libia e in Afghanistan, volando nel nostro spazio aereo e ponendo gravi limitazioni al traffico aereo civile. Per questo dobbiamo mobilitarci contro i droni, per smilitarizzare i nostri territori e riprenderci la nostra sovranità”.

SANTA BARBARA – Un appello che non possiamo non condividere in pieno, dal momento che la Sicilia, per la sua fondamentale funzione geopolitica, è da sempre armata fino ai denti, tra basi Nato e l’ombra sempre più ingombrante del Muos. Una Santa Barbara pronta a esplodere ogni volta che spirano gli assurdi venti di guerra.

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