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La giustizia arriva dopo 18 mesi dal suo suicidio: Tar annulla interdittiva antimafia per inesistenza di presupposti

GELA. Per Riccardo Greco, imprenditore edile di Gela, l’onta dell’interdittiva antimafia, che lo escludeva dalle gare per gli appalti sulla ricostruzione dell’Abruzzo, fu talmente un peso che lo indusse a togliersi la vita. A distanza di un anno e mezzo, arriva la giustizia tardiva. Il Tar del Lazio annulla tutti i provvedimenti adottati dal ministero dell’Interno e riabilita la Cosiam di Riccardo Greco. Tra l’altro, l’imprenditore suicidatosi si ribellò ai suoi estortori, li denunciò e li fece arrestare.

L’interdittiva era stata emessa perchè il titolare, Rocco Greco, conosciuto nella città siciliana come “Riccardo”, in passato era stato vittima di richieste illecite da parte di sodalizi di di stampo mafioso: da qui l’assunto secondo cui il suo comportamento avrebbe integrato “forma prototipica di situazione a rischio di infiltrazione criminale in quanto anche soggetti semplicemente conniventi con la mafia per quanto non concorrenti, nemmeno esterni, con siffatta forma di criminalità, e persino imprenditori soggiogati dalla sua forza intimidatoria e vittime di estorsioni, sono passibili di informativa antimafia”.

L’interdittiva antimafia per la Cosiam srl era stata emessa sul “presupposto della sussistenza…del pericolo del tentativo di infiltrazione mafiosa”. I legali della società, gli avvocati Giuseppe Aliquò e Franco Coccoli, chiesero l’annullamento del decreto del Ministero dell’Interno per violazione e falsa applicazione dei principi di imparzialità e buon andamento dell’azione amministrativa, dell’applicazione del principio di libertà di iniziativa economica, del principio di certezza del diritto; eccesso di potere: sviamento della causa tipica, travisamento ed erronea valutazione dei fatti, difetto di istruttoria, illogicità ed ingiustizia manifesta.

La Cosiam è una delle società edili più grandi di Gela, entrata nella spirale letale del sistema delle certificazioni antimafia perchè avrebbe voluto partecipare alle gare d’appalto per la ricostruzione dell’Abruzzo.

Nel dicembre del 2018 il Ministero dell’Interno – struttura di missione prevenzione e contrasto antimafia Sisma – adottò con un decreto l’informativa antimafia interdittiva nei confronti della società gelese. Con lo stesso decreto venne rigettata l’iscrizione della società nell’anagrafe antimafia degli esecutori dei lavori di riqualificazione dell’Abruzzo dopo il terremoto avvenuto nel 2016. Ad un anno e mezzo da quel decreto, oggi il Tar del Lazio (presidente Francesco Arzillo, consigliere Vincenzo Blanda e Anna Maria Verlengia consigliere estensore) annulla il decreto e riabilita la società.

Un “peso” insostenibile per l’imprenditore Riccardo Greco, che i propri aguzzini aveva denunciato, dando modo ad altri titolari di aziende sdi seguire il suo esempio: decise di farla finita con la propria vita a fine gennaio dello scorso anno, qualche giorno dopo la pubblicazione dell’ordinanza del Tar con la quale veniva rigettata la sua richiesta di annullamento degli atti ministeriali.
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