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“IL GARANTE DEI DETENUTI DEVO ESSERE IO”, NICOSIA VOLEVA INCONTRARE IL MINISTRO BONAFEDE

Antonello Nicosia puntava in alto e voleva arrivare ai massimi livelli. “«Ora vediamo – diceva- intanto incontro a questo Bonafede… amici di Mazara, amici della madre, perché dice che la madre è una bravissima insegnante di filosofia”. E il suo interlocutore, Stefano Genco, tra l’altro condannato per concorso in associazione mafiosa, ma oggetto di una sentenza europea sul reato, elogiava anche il padre del guardasigilli.

Il suo obiettivo era di costituire un osservatorio permanente per il carcere e la riforma penitenziaria, puntando a proporsi come esperto, nella qualità di “cittadino che è stato in galera”.  Nicosia è stato definito dalle informative del Ros dei carabinieri, indagini coordinate dal procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido, e dai sostituti Gery Ferrara e Francesca Dessì, “era ambizioso e spregiudicato”. Al punto che voleva discutere direttamente col ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, mazarese. L’ex detenuto era pure in strettissimi rapporti con la parlamentare di Italia Viva (ed ex Leu) Pina Occhionero, pure lei indagata per falso.

L’incontro con il ministro alla Giustizia, Bonafede, non c’è mai stato. Nicosia venne arrestato con altre nove persone, con l’accusa di avere approfittato del proprio ruolo di militante radicale per incontrare i detenuti al 41 bis e per portare fuori i loro messaggi.

Con la chiusura delle indagini e in vista della richiesta di processo, emergono i tanti progetti di Nicosia, indagato per concorso esterno e già condannato a 10 anni per traffico di droga.

VOLEVA PRENDERE IL POSTO DEL PROFESSORE GIOVANNI FIANDACA, GARANTE DEI DETENUTI. Tra i piani (coltivati pure con Tonino Vaccarino), anche quello di prendere il posto del professore Giovanni Fiandaca, garante dei detenuti della Regione. Ulteriore obiettivo, formare un movimento politico, magari con i fondi dei Servizi segreti, ai quali doveva pensare Vaccarino, già autore di un carteggio con Matteo Messina Denaro e oggi in carcere con l’accusa di avere favorito fiancheggiatori del capomafia superlatitante.

“Hanno parlato con la madre (di Bonafede, ndr) e con un certo Tancredi, che non so chi min… sia, deputato regionale”, diceva Nicosia il 2 giugno scorso. Genco: “Ne ho sentito parlare ma non lo conosco”; dovrebbe trattarsi di Sergio Tancredi (M5S).

Nicosia faceva intendere di avergli parlato: “Gli ho detto “se ha bisogno di me mi incontra”. Non fate incontri che io ho bisogno di parlare col ministro… se ha bisogno lui, se lui si vuole salvare e ha bisogno parla con me… se no, io non ho bisogno di parlare col ministro… Va bene, dice, facciamo in questa maniera. Significa che lui (il Ros annota che “lui” sarebbe il guardasigilli, ndr) quando mi incontra mi ringrazia di averlo incontrato, perché io non devo ringraziare a nessuno”.

UN PULLMAN DI “PICCIUTTAZZI” PER MANIFESTARE DAVANTI PALAZZO D’ORLEANS.  Tra le intenzioni di Antonello Nicosia c’era anche di organizzare un “pullman di picciottazzi”, coinvolgendo “radicali e catanesi” per “fare una manifestazione davanti a Palazzo d’Orleans”. Voleva “chiedere a Musumeci di buttare a pedate questo Fiandaca…”. Il posto di garante avrebbe consentito a Nicosia una libertà di entrare nelle carceri ancora maggiore, rispetto a quella che già gli aveva consentito la Occhionero.

LETTERA CONTRO FIANDACA DA FAR LEGGERE AI DEPUTATI PENTASTELLATI MANGIACAVALLO E SCHILLACI. L’attacco di Nicosia a Fiandaca passava anche tramite la predisposizione di una lettera di protesta, da sottoporre a Musumeci, accusando il docente di fama internazionale di diritto penale di “totale disinteresse” verso il mondo delle carceri.  La lettera-appello, attraverso un avvocato, doveva essere fatta leggere a due deputati regionali pentastellati, Roberta Schillaci e Matteo Mangiacavallo.

BATTAGE SUI SOCIAL. Vaccarino aveva sollecitato anche un battage sui social (di cui l’ex sindaco di Castelvetrano è esperto) durante questa campagna. Il saccense Nicosia  faceva riferimenti ai “consigli di zio Lillo“, identificato, scrive il Ros, “nel noto Mannino Calogero, detto Lillo”, che avrebbe suggerito al Nicosia di “usare toni più pacati nei propri scritti”.  E un altro personaggio commentava: «Per fortuna c’è lo zio Lillo che vede tutte cose».

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