Erosione: ecco le spiagge della provincia di Agrigento che rischiano di scomparire
Tre le zone più a rischio anche San Giorgio, tra Sciacca e Ribera, dove il mare si sta avvicinando alle case
La situazione del litorale agrigentino rispecchia la fotografia che si è fatta dell’Italia nel rapporto tracciato dalla Società geografica italiana “Paesaggi sommersi” presentato a Roma. Tra 25 anni il 20 per cento delle spiagge non esisterà più.
Sul litorale agrigentino, da Licata a Menfi, l’erosione marina ha già creato danni irreversibili. Molti sindaci da tempo hanno lanciato l’allarme. E’ Mimmo Macaluso, ispettore onorario ai Beni Culturali di Sicilia in materia di geologia marina, a denunciare i danni già arrecati al litorale, ai luoghi più suggestivi dell’Agrigentino. «A Porto Palo di Menfi – dice Macaluso – la straordinaria biodiversità del sistema dunale è aggredito dall’avanzamento del mare. Ad Eraclea Minoa il mare non solo ha aggredito la spiaggia di sabbia dorata costringendo le autorità al ripascimento, ma ha inghiottito decine di metri del bosco del demanio forestale, cancellando parte del polmone verde di pini ed eucaliptus. Del sistema dunale e delle piante marine presenti da anni non c’è più traccia. A Scala dei Turchi si registrano crolli di pezzi di marna sulla spiaggia. Sono a rischio il crollo le torri cinquecentesche costruite dall’archi – tetto senese Camillo Camilliani su tutto il litorale da Licata a Menfi. Quella di Torre Macauda di Sciacca si è salvata grazie ad una barriera semisommersa costruita dal Golf Resort di Verdura. Torre Makauda, Torre Salsa e Capo Rossello, tra Siculiana e Realmonte, sono ormai lambite dal mare». Un rischio grosso lo corre Seccagrande, la borgata marina di Ribera, dove la tubazione fognaria corre lungo il litorale. Il tubo, proveniente da un impianto di pompaggio di acque reflue, è quasi a contatto con l’acqua marina, eroso dal mare. La condotta nell’area “Corvo” in passato si è rotta e si è assistito allo sversamento dei liquami maleodoranti in mare.
Man mano che si procede lungo il litorale, da ovest verso oriente, partendo da Sciacca, un comitato cittadino da anni denuncia che a San Giorgio, tra la cittadina termale e Ribera, l’avanzamento dell’acqua marina ha inghiottito la strada costiera, sforando ormai le abitazioni estive.
Sul territorio di Agrigento i danni sono più visibili perché periodicamente denunciati da MareAmico e da Claudio Lombardo e perché il terreno frana sotto i piedi. Nell’area del Caos, l’erosione costeggia di poco la strada litoranea trafficata tra la Città dei templi e Porto Empedocle. Il viale delle Dune di San Leone e la pista ciclabile sono alla mercé del mare che avanza con una inesorabile erosione.
Seguono poi la falesia dello Zingarello che crolla a spezzoni di lastre di argilla inghiottite dall’ac – qua e l’area marina di Drasi Punta Piana, considerata rischio e pericolo dai bagnanti. Continuando sul sistema costiero si giunge a Palma di Montechiaro le cui località marine distano 4-5 chilometri dal centro urbano. La località balneare di Marina di Palma è la più interessata dall’erosione del mare che avanza. Seguono a ruota i litorali del Castello di Montechiaro, della collina del Falcone e Ciotta. Punta Bianca è alla vigilia della realizzazione di una riserva naturale che dovrebbe valorizzare l’area ambientale, affidandola ad una associazione.
A Licata l’erosione costiera sta aggredendo la spiaggia di Fondachello/Plaia. Lo ha documentato, con foto e video, l’associazione ambientalista MareAmico che ha sottolineato che la causa scatenante possa essere il porto licatese. L’intero tratto di costa che va da Torre di Gaffe a Falconara necessita di interventi strutturali, dalla difesa dall’erosione marina al ripristino delle condizioni di sicurezza. C’è un progetto di oltre 4 milioni di euro per la mitigazione del rischio di erosione in località Playa.
da La Sicilia di Enzo Minio




