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TERME, RASO: “E’ GRAVE CHE NON CI SIA UNA RIFLESSIONE PROGETTUALE DA COMUNICARE ALLA CITTA'”

Per Massimo Raso, segretario generale della Cgil agrigentina, che la data del 15 settembre non fosse rispettata per il completamento dei documenti era cosa certo. “Non bisognava essere maghi”, dice. Ma c’è un fatto di sostanza e di alto rilievo che preoccupa Raso: “Quello che ci preoccupa non è l’attesa di ulteriori settimane per arrivare al famoso bando, ma il fatto che continua ad essere assente dalla riflessione pubblica ogni progettualità sulle Terme e non risultano affatto chiariti i termini del rapporto che legheranno nel futuro i 3 soggetti di questa vicenda: Regione, Comune e Gestore.

Raso dice una cosa giusta quando afferma che l’esperienza passata dovrebbe servirci, tra l’altro, a ritenere come quello della pubblicazione del Bando non è affatto il momento conclusivo del percorso. E’ infatti da stolti immaginare che la riapertura delle Terme possa avvenire a breve. A parte la pubblicazione del bando e i tempi necessari per la procedura di evidenza internazionale, non è detto che gli imprenditori facciano a gomitate per partecipare. Tutto dipende dalle condizioni e dai lacci e lacccioli che annoda la Pubblica Amministrazione, nei confronti dei quali gli imprenditori di caratura on ripongono grandi speranze.

Per Massimo Raso, intanto, l’Amministrazione Comunale di Sciacca e la Regione Siciliana hanno il dovere di spiegare se hanno la piena disponibilità dell’intero patrimonio immobiliare delle terme; se hanno piena percezione dei costi che serviranno a far ripartire gli impianti e se la situazione impiantistica generale è adeguata alle normative vigenti; chi sosterrà questi costi e quando partiranno i lavori di ripristino e/o di adeguamento che consentiranno la riapertura di tutti gli impianti; se il gestore privato verrà onerato di questi costi che potrà scalare dal quantum stabilito come canone annuale.

Per Raso si tratta di “aspetti non da poco che ci diranno in che tempi si pensa di avviare la prima stagionalità”. “Se uno si legge l’accordo tra Comune e Regione dell’Ottobre 2017, ad esempio, trova scritto (ma noi notoriamente non sappiamo leggere, scrive Raso sarcasticamente e rispedendo al mittente la battuta del sindaco) “che nel caso di specie trattasi di concessione migliorativa, in quanto il concessionario, anche per il tramite dei soggetti da selezionare con procedure di evidenza pubblica, assume l’obbligo di eseguire , sugli immobili oggetto della concessione, lavori di ristrutturazione, recupero, restauro conservativo, adeguamento a norma di legge necessari all’attuazione di interventi speciali di sviluppo del turismo termale finalizzati alla promozione economica ed alla coesione sociale e territoriale in coerenza con quanto previsto dl citato art. 2 della L.R. 29 settembre 2016 n.20, attraverso la coltivazione del relativo giacimento termale”.
Quindi, il Comune di Sciacca che si interpone tra la Regione (proprietario del bene) ed il gestore, “si deve fare carico di quali costi e con quali risorse? Che recupererà con quali modalità e in che tempi?”

Poi Raso mette giù un pò di numeri. Se si considera che l’Italia è il Paese europeo che vanta il maggior numero di stabilimenti termali, le imprese legate al benessere sono in Italia oltre 30mila, di cui il 78% nelle regioni del Nord Italia.
All’interno di questo insieme, i centri benessere sono 2.488, pari all’8% del totale, due terzi dei quali al Nord. Attraverso questi dati è possibile stimare che il solo giro d’affari delle SPA (salus per aquam), metà delle quali collegate ad hotel, abbia superato nel 2016 il miliardo di euro e raggiunge i 4 miliardi con l’indotto.
Le località termali e del turismo del benessere (cosiddetto wellness) accolgono, invece, il 4,2% delle presenze turistiche stimate nelle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere in Italia, ovvero oltre 15 milioni di presenze all’anno (dati Federterme).

“Il settore è in crescita non c’è dubbio, ma occorre che a gestire le Terme siano operatori del settore di prima grandezza che sappiano coglierne davvero le potenzialità e l’unicità legate alla loro collocazione geografica”, rimarca Raso.  Per rendere attraenti ed appetibili queste Terme ai principali “players” del settore, nazionale ed estero, “quali iniziative ha messo in campo il Comune? E la Regione? Il rischio concreto è che poi, difronte all’ulteriore fallimento, si rafforzi il “partito dello spezzatino” di quelli che non vedono l’ora di mettere le mani su questo o quel bene delle terme siano esse le “grotte vaporose” o le piscine, il San Francesco o il Grand’Hotel”, chiosa Raso.

Raso, insomma, mette sul tappeto “questioni rilevanti di cui non vi è traccia (con qualche preziosa eccezione) nel dibattito saccense: quando cominciamo?”

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