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Terme, degrado senza limiti. Il tetto della piscina del parco seriamente danneggiato

Foto di Nino Diecidue

SCIACCA. Le terme. Come un malato terminale al quale si aggiunge patologia su patologia. E così dire che le terme sono al degrado più assoluto non fa più sensazione. Le strutture termali sono tutte malate, erose dall’incuria di una Regione senza vergogna. Aggiungere ancora degrado su degrado non fa effetto. Forse non per tutti. Non per noi che alle terme dedichiamo da oltre un decennio le critiche più virulenti per denunciare un lungo treno di errori, di responsabilità che rimangono miracolosamente impunite, come se non si trattasse di un bene pubblico.

La piscina del parco-  quel parco aperto in pompa magna dal duo Musumeci-Armao in compagnia del sindaco Francesca Valenti, il 14 agosto del 2019 e poi chiuso dopo solo pochi giorni- è danneggiato anche nella sua parte superiore, il tetto. Quel tetto che è (era) mobile per consentire l’uso della piscina termale anche d’inverno visto dall’alto presenta lo stato di grave degrado in cui versa. Il tempo scorre tra l’indifferenza, tra mille interrogativi che non trovano mai risposte, tra responsabilità che vengono celate dietro l’inerzia.

Alla fine degli anni ottanta del novecento venne programmato l’intervento per il rifacimento delle piscine termali del parco, dotandole di un sistema che avrebbe consentito l’apertura estiva e la chiusura invernale dell’impianto. Un sistema che consentirà la stipula di convenzioni con le varie scuole di Sciacca per lo svolgimento in piscina delle ore di educazione fisica da novembre ad aprile in orari mattutini. Piscina che era piena di bambini e ragazzi nelle mattinate d’inverno dei periodi di scuola è rimasto uno spettacolo magnifico. Erano gli anni d’oro, quelli in cui vennero progettate e realizzate anche le piscine Molinelli, la riqualificazione del Parco, quel Parco che era lo stupore dei saccensi.

Ora è il simbolo della vergogna, dell’inerzia della Regione, dell’incapacità della classe politica e burocratica. Una vergogna che sulle facce di bronzo scivola come acqua.

Filippo Cardinale

 

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