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Teatro Samonà, servono 1.2 mln per il ripristino. Poi un concorso di idee internazionale per gestirlo

SCIACCA. Quell’enorme edificio di cemento in via Agatocle, tempio della cultura ma esempio perfetto delle opere pubbliche incompiute, è una macchina mangia soldi. Per il suo ripristino necessita 1.2 milioni di euro. Per la sua gestione, si pensa, invece, un “concorso internazionale di idee per la redazione di un progetto complessivo che preveda l’uso funzionale dell’intero teatro, anche di quella parte non considerata nell’ultimo intervento di riqualificazione e perciò rimasta chiusa”.

Emerge dal confronto di ieri tra l’Amministrazione comunale di Sciacca, il Genio Civile e la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Agrigento. “Abbiamo colto l’attenzione per questo luogo di cultura e soprattutto la volontà di riaprire il teatro nella sua totalità”, dicono il sindaco Francesca Valenti e l’assessore ai Lavori Pubblici Roberto Lo Cicero, presenti al sopralluogo con l’ingegnere capo del del Genio Civile di Agrigento, Rino La Mendola e il del Sovrintendente dei Beni Ambientali e Culturali di Agrigento, Michele Benfari .

Dall’incontro è emerso di procedere in due direzioni. La prima è quella che prevede tempi più brevi, con un investimento regionale di 1 milione e 300 mila euro per il ripristino dell’esistente, degli impianti, delle attrezzature, per la ripresa delle attività al suo interno: spettacoli, concerti, convegni ecc. La seconda direzione, hanno proposto Genio Civile e Sovrintendenza, porta a un concorso internazionale di idee per la redazione di un progetto complessivo che preveda l’uso funzionale dell’intero teatro, anche di quella parte non considerata nell’ultimo intervento di riqualificazione e perciò rimasta chiusa.

Ad approvare la progettualità è il Dipartimento regionale Finanze dell’Assessorato all’Economia guidato dall’assessore Gaetano Armao. L’Amministrazione comunale ha chiesto di considerare nel primo progetto di ripristino dell’esistente, per un’immediata apertura, la sala prove che si trova nella parte del teatro mai aperta al pubblico che consentirebbe di organizzare seminari, convegni e altre iniziative con una gestione sostenibile e di avere un secondo accesso al teatro dal giardino delle terme.

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