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SOCIETA’ RIFIUTI, NOMINA DI ENZO MARINELLO: LA VICENDA FINISCE IN TRIBUNALE

I sindaci dei comuni di Sciacca, Ribera, Caltabellotta e Calamonaci, rispettivamente Di Paola, Pace, Pumilia e Inga, hanno deciso di adire le vie legali

Editoriale di Filippo Cardinale

La questione relativa alla nomina del Consiglio di Amministrazione della Srr “Agrigento Provincia Ato 11” finisce in Tribunale, nelle aule giudiziarie. I sindaci dei comuni di Sciacca, Ribera, Caltabellotta e Calamonaci, rispettivamente Di Paola, Pace, Pumilia e Inga, hanno deciso di adire le vie legali.

Si sono riuniti per assumere la decisione, e nel contempo, hanno ritenuto corretto anticipare la scelta agli altri sindaci, protagonisti della vicenda tanto discussa.

“Non solo Enzo Marinello non si è dimesso, ma non ha neppure convocato l’Assemblea dei Soci per rieleggere il nuovo Consiglio di Amministrazione”, spiega il sindaco di Caltabellotta Calogero Pumilia. L’ex parlamentare spiega anche che “la questione approda in Tribunale affinché il giudice risolva la questione relativa alla ineleggibilità di Marinello”.

La vicenda ha dell’incredibile e rimarca una storia di attaccamento alla poltrona. Enzo Marinello è stato per anni alla guida della Sogeir. Poi è stato nominato Commissario Liquidatore della stessa Sogeir. Contemporaneamente è stato eletto presidente della nuova società dei rifiuti e dirigente finanziario con l’incarico di redigere anche il piano dei rifiuti dell’Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”, che fa parte Srr “Agrigento Provincia Ato 11”. Insomma, Marinello è controllore e controllato. Un binomio che la dice lunga sulla volontà a non lasciare la poltrona del potere.

La Srr maneggia un mare di soldi e gestisce un numero corposo di personale. La via giudiziaria è stata decisa non solo sulle direttive regionali che indicano, perentoriamente e senza equivoci, che possono essere eletti amministratori delle nuove società di rifiuti esclusivamente dirigenti comunali, ma anche sulla scorta del Decreto Legislativo n. 39, dell’8 aprile del 2013, disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti provati in controllo pubblico.

La questione che interessa il caso Marinello è affrontata nel Capo V, articolo 9 comma 1: “Gli incarichi amministrativi di vertice e gli incarichi dirigenziali, comunque denominati, nelle pubbliche amministrazioni, che comportano poteri di vigilanza o controllo sulle attività svolte dagli enti di diritto privato regolati o finanziati dall’amministrazione che conferisce l’incarico, sono incompatibili con l’assunzione e il mantenimento, nel corso dell’incarico, di incarichi e cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dall’amministrazione o ente pubblico che conferisce l’incarico” .

Ma c’è di più. Enzo Marinello sembra fare orecchi da mercante alla lettera del Commissario Straordinario Loredana Ferrara, la quale il 20 gennaio scorso scrive una lettera a tutti i sindaci della Srr Agrigento Provincia Ovest Ato 11 in maniera perentoria. La Ferrara scrive che “le nomine effettuate in seno al Consiglio di Amministrazione avvenute in data 25 novembre 2013, nei confronti del dott. Vincenzo Marinello, avvocato Alberto Di Carlo e del sindaco Domenico Balsamo (Villafranca Sicula, n.d.r.) sembrerebbero non rispettare le previsioni di cui al comma 2b, punto 3, della direttiva assessoriale”.

La Ferrara poi conclude intimando di convocare la nuova Assemblea per procedere alla elezione del nuovo Cda in ossequio alle direttive regionali. In mancanza di tale adempimento, la Ferrara scrive che “nella qualità di Commissario Straordinario provvederà ad esercitare il potere sostitutivo di cui all’art. 2 comma 1 dell’ordinanza n. 8/rif del 27/09/2013.

Ad oggi, non è stata convocata l’Assemblea, né la Ferrara ha esercitato il suo potere sostitutivo. Marinello continua a rimanere saldamente attaccato alla sua poltrona, nonostante direttive regionali, decreti legislativi lo vietino, e nonostante “il potere sostitutivo “ della Ferrara.

Così è se vi pare. Siamo pur sempre in terra pirandelliana.

Redazione Corriere

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