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SFIDUCIA, RITORNA IN AULA 21 ANNI DOPO QUELLA A IGNAZIO MESSINA. LA RIVALSA DI PITAGORA

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Mai mettersi contro l’evidenza della matematica, mai dire che “i numeri non contano”. L’infelice tentativo di creare una nuova tesi, partorita dal sindaco Francesca Valenti nel corso di un suo recente intervento in aula, viene, ovviamente, smentita dai fatti, dalla certezza che la matematica non è un’opinione.

A distanza di 21 anni si ripresenta nell’aula consiliare del Comune di Sciacca una mozione di sfiducia contro il sindaco. Dunque, nel giro di due decenni nella nostra città (forse unica in provincia di Agrigento) si replica ciò che accadde a Ignazio Messina, il giovane sindaco che spinto dal vento della primavera palermitana e dagli anni di tangentopoli venne a Sciacca a sfidare i potenti. Fu eletto il 15 dicembre 1993 (con elezioni d’inverno) e amministrò fino al 13 aprile 1999.

Venne sfiduciato e il 14 aprile 1999 arrivò a Palazzo di Città il commissario inviato dalla Regione Francesco Marsala. Il Comune fu commissariato fino al 30 aprile 1999, quando fece breve ritorno Ignazio Messina che presentò un ricorso alla magistratura amministrativa per un’ipotesi di vizio di forma della delibera. Tenne le redini della guida del Comune dall’1maggio al 7 luglio 1999, fino a quando la giustizia amministrativa non respinse il ricorso.

Rimise piedi a Palazzo di Città il commissario Francesco Marsala, dall’8 luglio 1999 al 14 dicembre 1999. Si svolsero le elezioni e Sciacca visse l’illuminata amministrazione di Ignazio Cucchiara. Dopo Cucchiara, amministrò la città per cinque anni Mario Turturici (29/06/2004-8/06/2009). Poi fu la volta di Vito Bono che si insediò il 9 giugno 2009 e amministrò per 965 giorni, fino al 3 febbraio 2012. Vito Bono si dimise per le guerre interne alla coalizione di centrosinistra. Le dimissioni di Vito Bono,di fatto, anticiparono le intenzioni di una sfiducia. Insomma, bruciò tutti nel tempo e non subì l’onta della sfiducia. Con le dimissioni di Vito Bono, giunse a Palazzo di Città il commissario Paolo Barone che tenne le redini dal 6 marzo 2012 al 5 maggio 2012. Fabrizio Di Paola ha amministrato dal 6 maggio 2012 al 26 giugno 2017.

Dunque, Sciacca va verso la seconda mozione di sfiducia al sindaco. Statisticamente si può dire che la sfiducia a Sciacca viene approvata al 100%. Un solo caso, ovviamente, non fa testo. Ma la statistica dice che si è verificato il caso e si è concluso con l’approvazione della mozione di sfiducia.

Adesso si va incontro al secondo caso. Emerge subito che Pitagora torna prepotentemente sul suo trono, affermando l’essenzialità dei numeri a dispetto di nuove ipotesi filosofiche o da libro Cuore. La matematica è il cardine della vita della sindacatura Valenti e della consiliatura in corso. Vi è qualche elemento che non bisogna trascurare.

MAGGIORANZA SVANITA. E’ noto in tutta la città che il sindaco non ha più la maggioranza. Ha trasformato la sua coalizione a monocolore PD. Ha ridotto numericamente la maggioranza di 14 consiglieri a minoranza con soli 8 consiglieri. In tali condizioni, il sindaco non è nelle possibilità di farsi concretizzare il suo programma elettorale. Progetto che le opposizioni tutte e all’unisono dicono essere “fallito”.

LA MOZIONE DI SFIDUCIA NON E’ PIU’ IPOTESI. La presentazione di una mozione di sfiducia veniva considerata dal sindaco una ipotesi fantasiosa, senza fondamento numerico. Il sindaco ha la capacità di considerare i numeri a seconda della propria convenienza. Adesso, si trova di fronte ad una realtà che numericamente consente l’approvazione della mozione di sfiducia. Servono 15 voti favorevoli. Addirittura, se Italia Viva conferma la volontà a porre fine al mandato sindacale e consiliare, quel quorum potrebbe alzarsi a 16, e addirittura a 17. Ma bisogna attendere e in politica tutto è possibile. Forse non è possibile che qualcuno metta alla berlina la propria faccia con un comportamento diverso da quello assunto con dichiarazioni. Almeno di assumere vie di fuga all’ultimo istante con qualche mal di pancino accusato. Del resto, chi fino ad oggi ha criticato Francesca Valenti e dichiarato fallito il suo progetto non ha altro modo per dare concretezza alle parole con i fatti. Altrimenti è costretto a votare qualsiasi bilancio che il sindaco proporrà. Infatti, la bocciatura del bilancio ha come conseguenza lo scioglimento del Consiglio comunale mentre restano in sella sindaco e giunta.

SENTIMENT POPOLARE. Vi è una sostanziale differenza tra la mozione di sfiducia contro Ignazio Messina e quella contro Francesca Valenti. La mozione di sfiducia del 1999 fu approvata dai consiglieri comunali sebbene Messina avesse dalla sua parte una percentuale altissima di umore dei cittadini. Nonostante ciò, i consiglieri contro Messina portarono a segno la sfiducia. Oggi, l’umor della gente è praticamente inverso. Si tocca con mano il malcontento cittadino che, al contrario di quello che accadde con Messina, è propenso alla fine della sindacatura e consiliatura.

GESTIONE DEL COMMISSARIO. L’esperienza del 1999 insegna che l’arrivo del commissario in attesa delle nuove elezioni (Sciacca potrebbe aggregarsi a quelle della prossima primavera che vede tanti Comuni siciliani alle urne. Nell’agrigentino si vota a Ribera e ad Agrigento) non è un dramma per la città. Anzi, per Sciacca sarebbe una possibilità per raffreddare il tesissimo clima politico e le continue liti in Consiglio comunale. Non tutti i mali vengono per nuocere. Sciacca attraversò la fase commissariale indenne, anzi, con beneficio. Come si evince dalle date, il periodo di gestione con il commissario è stato sempre breve, solo qualche mese, ma mai ha superato i sei mesi o, addirittura, l’anno.

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