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SFIDUCIA AL SINDACO, IL M5S FACCIA UN PASSO PER ALLARGARE LA PROPOSTA

Giorni fa il deputato regionale pentastellato Matteo Mangiacavallo ha preannunciato che è intenzione del M5S proporre la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Francesca Valenti. L’umore che si coglie in città è di forte malumore rispetto ad un sindaco che ha impostato la sua campagna elettorale con un “cambiamento” che a distanza di due anni non solo non si è verificato, ma ha deluso le attese. Questo umore è colto non solo dai consiglieri comunali di opposizione, ma il ritornello del malessere entra costantemente anche negli orecchi dei consiglieri di maggioranza.

La gente, ovviamente, non ha contezza delle norme di legge che impongono delle procedure rigide che non possono essere eluse. La mozione, “motivata e sottoscritta” deve contenere le firme di almeno due quinti dei Consiglieri comunali che, nel caso del Consiglio comunale di Sciacca composto da 24 consiglieri, devono essere 10. La mozione è poi posta in discussione in aula non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione. Per essere approvata, deve essere votata favorevolmente da almeno i due terzi dei consiglieri comunali, quindi da 16.

Sulla scorta di questi numeri, il M5S non ha altra via da seguire se non quella del dialogo e della condivisione con i gruppi consiliari di opposizione, dal centrodestra a Mizzica fino all’indipendente Cinzia Deliberto. Un dialogo schietto che ha un comune denominatore: “mandare a casa il sindaco”. Questa è la frase che costantemente i consiglieri comunali colgono in abbondanza girando per la città. La sottoscrizione della mozione non va intesa pensando al raccolto delle elezioni, cioè chi può vincere o perdere. Essa va pensata in funzione del denominatore comune e porre fine ad una agonia che è diventata già lunga. Un’agonia che, senza dubbio, la città non può reggere per altri tre anni.

Diverso è il discorso per raggiungere la cifra di 16. Qui l’impresa non è facile, ma non impossibile. Nulla è impossibile in politica. A patto che essa dimostri di avere il coraggio delle scelte. Il clima politico è abbastanza noto e il centrosinistra alla guida della città porta sulle spalle la responsabilità primaria. Già poco tempo fa, trovandosi alla guida della città, fece flop e interruppe il cammino a metà strada con nuove elezioni.

La sottoscrizione e la presentazione della mozione di sfiducia ha, però, un significato chiaro. Serve a spiegare all’opinione pubblica, che invoca nuove elezioni, chi ha il coraggio della scelta e chi no. Solo così si presenta alla città un quadro chiaro e inequivocabile, con nomi e cognomi. Solo così i consiglieri comunali possono rispondere, mozione alla mano, a chi chiede loro picchì un ni la mannati a la casa. La mozione di sfiducia sottoscritta declina in modo inequivocabile le categorie degli uomini descritte da Leonardo Sciascia, da qui il coraggio delle scelte.

L’onorevole Matteo Mangiacavallo non può prescindere dal passo consequenziale a quanto preannunciato. Inizi a dialogare con tutte le componenti dell’opposizione. E’ questo già un primo passo per dare una necessaria consistenza all’idea della sfiducia.

A Gela, lo scorso settembre, il sindaco Domenico Messinese è stato sfiduciato da un cartello di consiglieri di varie posizioni politiche.

Filippo Cardinale

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