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SERVIZIO IDRICO, STATUTO “CONSORTILE”: CORSA AD OSTACOLI E NODI NON SCIOLTI

Il presidente dell’Ati Francesca Valenti, che è anche sindaco di Sciacca, nel dichiarare che “non accetta diffide da nessuno”, in una intervista ha comunicato anche che lo statuto della società consortile che gestirà in house il servizio idrico agrigentino è stato inviato ai Consigli comunali per l’approvazione entro il 31 marzo prossimo.

Va chiarito che le eventuali modifiche apportate dai Consigli comunali devono essere considerate nuovamente dall’Assemblea dell’Ati. Dunque, c’è il serio rischio di una gioco dell’oca e il compimento di passi indietro con la sfasamento della tabella di marcia.

I consiglieri comunali dei civici consessi che dovranno esaminare e approvare lo statuto si troveranno di fronte a interrogativi abbastanza importanti. Ma anche di fronte a responsabilità di peso.

Forse, non tutti i consiglieri comunali sanno che lo statuto approvato dall’Assemblea dell’Ati e inviato per la discussione e l’approvazione, deve essere accompagnato da allegati obbligatori.

Per rendere meglio l’idea, in fondo all’articolo, pubblichiamo la proposta di delibera (N. 282 dell’11 novembre 2018) del Comune di Laigueglia in provincia di Savona. Una proposta di delibera fatta secondo i crismi previsti dalla normativa. Siccome si tratta di uno statuto per l’istituzione della società consortile per azioni per la gestione del servizio idrico in house, così come deciso anche per la provincia di Agrigento, riteniamo utile non solo pubblicarla, ma rendere chiari passaggi indispensabili.

Allo stato attuale, alla proposta di statuto deliberata dall’Assemblea dell’Ati di Agrigento, manca il Piano Finanziario, senza il quale non può elaborarsi il Piano d’Ambito.

A sua volta, non può stilarsi il Piano d’Ambito senza capire chi partecipa alla società nascente. Cioè, quali Comuni faranno parte della società consortile. Dunque, ritorna predominante il tema dei Comuni non consegnatari delle reti e degli impianti.

Il Piano Finanziario serve a stabilire i costi e quindi la nuova tariffa. Ma serve anche a comprendere con i numeri reali la convenienza per la collettività di una gestione in house.

Il commissariamento ad acta da parte della Regione trova fondamento, appunto, nell’assenza di un Piano d’Ambito e di un Piano Finanziario, ma anche per la questione ancora irrisolta dei Comuni non consegnatari delle reti e impianti.

Ci sembra assai arduo che i Consigli comunali approvino lo statuto senza Piano d’Ambito e Piano Finanziario, ma anche senza sapere quali Comuni faranno parte della nascente società consortile. Nello statuto inviato dall’Ati non ci fa cenno ai Comuni. Al contrario della delibera del Comune di Laigueglia dove è specificato nel dettaglio ogni passo: chi fa parte della società, il Piano d’Ambito e il Piano Finanziario.

In buona sostanza, percepiamo che ad oggi l’Ati abbia intrapreso il percorso contrario. C’è il rischio che così facendo i Comuni rischieranno grosso con la spada del dissesto finanziario sulla testa, mentre i cittadini rischiano di pagare l’acqua ad un prezzo da champagne. Come al solito, gli errrori saranno sulle spalle dei cittadini.

Appunto per tali ragioni, riteniamo utile allegare la copia dello statuto che il Comune di Laigueglia (e altri) hanno poi approvato.

Filippo Cardinale

DELIBERA COMUNE DI LAIGUEGLIA

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