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Senza Mes e vivere nei debiti? L’opinione di Giovanni Pepi

Il nostro giornale è grato al direttore Giovanni Pepi, giornalista noto, colto, gentlman d’altri tempi. Siamo grati della collaborazione intrapresa anche con il suo blog Se è così  (https://www.giovannipepi.it/). La nostra testata giornalistica, che si avvia al 12° anno di vita online, offre alla vasta platea di lettori, in tal modo, un ventaglio di informazione ancora più ampio. Le notizie del territorio costituiscono le fondamenta del nostro giornale, ma siamo consapevoli che è utile allargare il ventaglio delle stesse a beneficio dei nostri lettori. Siamo fortemente convinti che le analisi di Giovanni Pepi, sempre puntuali, stimolino nei nostri lettori momenti di riflessione, di approfondimento.  Filippo Cardinale 

DI GIOVANNI PEPI

Il governo è diviso sul Mes. Ma resterà a galla. Non per capacità politiche proprie. Ma per gli interessi altrui. Luigi Di Maio, secondo la cronaca de Il Corriere della Sera di ieri, diceva ai suoi deputati in rivolta . “ Cade Conte ? Io sarò rieletto voi no..” Argomento forte , nel paese in cui , dopo 60 anni, resta attuale il celebre aforisma di Leo Longanesi : “La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: Tengo famiglia..”  Di quel familismo amorale è intriso il parlamento. E voti di salvataggio, in caso di necessità, si possono trovare in ogni angolo. Ma non è questo il punto. Di voto in voto, questo governo è politicamente sempre più debole. Lo è in Italia. Rischia, quel che è peggio , di diventarlo in Europa. Tanto più che Matteo Renzi, partner inquieto della maggioranza , dice chiaro e tondo , stamattina , in una intervista a Repubblica, che i metodi di Conte non gli piacciono proprio. Quanto al Mes e alla sua riforma , poi, c’è una questione forte. Quanti li temono hanno qualche ragione. Con la riforma, è vero, i titoli in mano ai risparmiatori sono più a rischio. Saranno più rapide le procedure per ristrutturare i debiti dei paesi in crisi . Saranno maggiori i poteri del direttore rispetto a quelli dei governi. Le banche dovranno sopportare un maggior peso sugli interessi. Ma chi è la causa del suo mal ?

Ecco il punto. L’Italia vive nel debito. Da quasi mezzo secolo cade e si rialza. Da una crisi finanziaria all’altra . Nel 76, poi nel 92, ancora nel 2011 come documenta l’Osservatorio dei conti pubblici. Oggi , calcola Carlo Cottarelli, siamo al livello più alto dall’Unità. Cioè dal 1860 in poi. L’ anno prossimo raggiungeremo probabilmente il 160% del Pil, cosa che neanche durante la Grande Guerra (allora toccammo il 158% ) . Dobbiamo continuare così ? Non si facciano allarmismi. Lo stesso Cottarelli, economista privo di ogni indulgenza, dice che il nostro debito, per quanto alto, resta sostenibile. Ci sono oggi elementi migliori rispetto a prima. Nella crisi del 2008, per esempio, il cinquanta per cento del debito era nelle mani di investitori internazionali. Adesso siamo al trenta per cento. Fra non molto un altro trenta per cento sarà in mani europee. Ma fino a quando sarà sostenibile, se continua a crescere di anno in anno ? Poi, benché sostenibile oggi, è già, secondo molti economisti , ragione cruciale delle nostre crisi. Una zavorra nel sistema che , da un quarto di secolo, è sempre in coda per crescita e sviluppo. Si può continuare così? Gli osservatori internazionali , dalla Commissione europea al Fondo monetario prevedono, un ulteriore aumento nei prossimi anni. Fra i dieci e i quindici punti. Debiti sempre debiti ?

Sembra di sì. A giudicare dal silenzio sul tema. A destra come a sinistra. Non c’è partito politico che ponga la riduzione del debito tra i propri obiettivi.  Certo in tempi di pandemia, sono costretti a ricorrervi in molti. Persino la Germania della Merkell, colpita dalla seconda ondata , aumenta del settanta per cento la quota già prevista. L’Europa, è ormai certo, prorogherà ancora la sospensione delle restrizioni previste nei trattati. Ma nel debito non si cresce e , alla lunga , neppure si vive. Tacere ancora ? E fare muro a ogni riforma che al debito voglia metter freno ? Tutti i paesi membri della Ue accettano la riforma del Mes. Dovremmo rifiutarla solo noi ?Isolandoci in quella Europa grazie alla quale la nostra economia vive ? Dove saremmo adesso se la Banca Europea non comprasse , a piè di lista, i titoli del nostro debito ? Di questo è consapevole Paolo Gentiloni, già presidente del Consiglio, ora responsabile economico della Ue che dice chiaro : “Il problema del debito non si estingue.. …non possiamo cancellare questa questione dal dibattito e so benissimo che il governo non la sta cancellando». Prendiamo atto. Vuol dire che di questo il governo avrà parlato solo con lui ?

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