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Scarsa o mancata aderenza terapeutica: Quali conseguenze cliniche e economiche per il SSN? La situazione in Sicilia

SICILIA.  7 milioni di persone in Italia sono colpite da malattie croniche, si stima però che solo la metà assuma i farmaci in modo corretto e fra gli anziani le percentuali superano il 70%. Le cause di mancata o scarsa aderenza ai trattamenti sono molteplici: complessità del trattamento, inconsapevolezza della malattia, follow-up inadeguato, timore di reazioni avverse, decadimento cognitivo e depressione. Tutti aspetti acuiti dall’avanzare dell’età e dalla concomitanza di altre patologie. Per fare il punto in Sicilia, Motore Sanità ha organizzato il Webinar ‘IL VALORE DELL’ADERENZA PER I SISTEMI SANITARI REGIONALI, DAL BISOGNO ALL’AZIONE’. Quarto di 5 appuntamenti, il road show, realizzato grazie al contributo incondizionato del Gruppo Servier in Italia, Sanofi, Iqvia e Intercept, coinvolgerà sul tema dell’aderenza alle cure i principali interlocutori a livello locale: clinici, istituzioni, cittadini e pazienti.

La popolazione in Sicilia è di 5.000.000 di abitanti di cui il 27% ha più di 60 anni. Nei tre principali comuni della Sicilia si concentra quasi un quarto della popolazione (1.224.093 abitanti pari al 24,2% del totale), con una prevalenza di CRC del 13,2% per le donne e 12,7 per l’uomo. I soggetti con diagnosi di ipertensione nelle 9 ASP siciliane è stimata nel 21% del campione PASSI e il 22% riferisce di aver avuto diagnosi d’ipercolesterolemia.

 “Con il DA n.1090 del 2016, la Regione Sicilia ha dato seguito al Piano Nazionale delle Cronicità sviluppando un Chronic Care Model per la gestione della cronicità individuando alcune patologie: diabete mellito, scompenso cardiaco e a seguire la BPCO. L’attuale pandemia da Covid-19 ha accelerato questo progetto fortunatamente, perché monitorare l’aderenza terapeutica è indispensabile per l’efficacia e l’efficienza del SSR. Il prossimo piano di resilienza metterà a disposizione fondi che saranno fondamentali per raggiungere questo obiettivo”, ha sostenuto Carmelo Pullara, Vice Presidente VI Commissione Salute, Servizi Sociali e Sanitari Regione Sicilia.

In molte patologie siamo diventati bravi a curare la fase acuta della malattia, ma nei mesi a seguire spesso il paziente abbandona le cure assegnategli in modo del tutto arbitrario ed autonomo. È noto, per esempio, che già dopo 3 mesi da un ricovero per infarto circa il 30% dei pazienti ha sospeso almeno uno dei farmaci della propria cura, il che comporta un peggioramento della prognosi: se la mortalità per infarto in fase acuta è ormai ridotta al 10% o meno, ad un anno dalla dimissione i tassi crescono in modo preoccupante (dati PNE degli ultimi anni). Le possibili spiegazioni includono per esempio la scarsa consapevolezza, del paziente e di chi lo assiste (i suoi caregiver), riguardo l’importanza del mantenere la terapia assegnata alla dimissione, che spesso non viene illustrata in maniera esaustiva per una serie di problemi. È fondamentale, nell’assegnare una terapia, spiegare bene al paziente e ai caregiver modo e orari di assunzione di un farmaco, il perché, il beneficio e quali possano essere gli effetti collaterali da attendersi e quali di questi eventualmente devono destare preoccupazione. In Sicilia già da tempo abbiamo creato un tavolo tecnico dedicato, in collaborazione con l’Assessorato della Sanità, da cui è nato poi un Decreto Assessoriale sulla Lettera di dimissione, primo esempio sul territorio nazionale e un progetto di PSN per la sua implementazione. Ritengo poi, da cardiologo ospedaliero, che sarebbe prezioso anche avere maggiori possibilità di far ricorso a trattamenti riabilitativi subito dopo la fase acuta così da seguire poi il paziente per alcune settimane. Alcune categorie di pazienti sono meno aderenti di altre alle terapie, e fra questi le donne: è legato all’attitudine di prendersi cura più degli altri che di sé stesse, alla necessità di occuparsi di tanti aspetti della vita familiare che le porta a trascurarsi, alla difficoltà nell’ammettere di avere un problema medico cardiologico (indagini americane confermano che il fenomeno riguarda circa un quarto delle donne osservate). La salute del cuore “al femminile”, oggi sotto i riflettori delle comunità scientifiche di settore (fra cui l’ANMCO di cui presiedo la sezione regionale) ritengo meriti molta attenzione”, ha spiegatoGiovanna Geraci,Presidente Regionale ANMCO Sicilia

In sintesi, dall’incontro odierno è emersa la necessità di una call to action, una necessità cioè di azioni concrete per migliorare l’aderenza ai percorsi diagnostici e terapeutici dei pazienti. L’aderenza rappresenta infatti un fattore chiave di successo per la salute pubblica e per la governance del Sistema Sanitario Regionale, una garanzia di efficienza delle cure e della sostenibilità economica. Dai diversi rappresentanti delle istituzioni pubbliche, dai clinici e dalle associazioni di cittadini è arrivata la proposta di sviluppare strumenti di valutazione concreti dell’aderenza per monitorare e correggere i comportamenti che impattano sulla scarsa aderenza e l’implementazione delle tecnologie che facilitano i pazienti a seguire il percorso di cura. La proposta dell’inserimento di un indicatore sintetico di aderenza nel nuovo sistema di garanzia può rappresentare una opportunità di valore e di indirizzo per tutti gli attori chiave.

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