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SCAFISTI? PER SENTENZA NON BASTA PILOTARE O QUALCHE TESTIMONIANZA

Per condannare presunti scafisti non basta qualche testimonianza raccolta tra i migranti che affollano un barcone. E il fatto che qualcuno piloti l’imbarcazione o cerchi di tenere tranquille le persone sul natante non può essere in automatico prova di colpevolezza. Lo dicono le motivazioni della sentenza che nel febbraio scorso ha assolto sette imputati, migranti, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio plurimo in merito al naufragio dell’agosto del 2015 in cui persero la vita almeno 56 persone, asfissiate nella stiva, che erano su un barcone con altre 400 persone.

I superstiti vennero salvati dalla nave svedese Poseidon e portati a Palermo. Dopo gli sbarchi i sette imputati vennero arrestati perché ritenuti gli scafisti dell’imbarcazione naufragata e responsabili della morte dei profughi, costretti a fare la traversata del Canale di Sicilia stipati e quindi in condizioni di pericolo.

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