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RIFIUTI, BUSINESS E CLIENTELISMO…E I CITTADINI PAGANO SEMPRE PIU’

C’è una differenza tra il mondo della gestione dell’acqua e quello dei rifiuti? Ambedue girano attorno all’asse del denaro, del grande business, del clientelismo. In ambedue i mondi non si accede per concorso. Ma mentre nel mondo dell’acqua un’inchiesta è aperta ad Agrigento, nel mondo dei rifiuti incombe il silenzio. Una riflessione dell’ex sindaco Mario Turturici: Sciacca non dovrebbe trovarsi in queste condizioni di emergenza a differenza di altre realtà perché noi abbiamo gli impianti. La discarica di contrada Saraceno-Salinella è pubblica, come pubblico è il centro di compostaggio. Se non si imprime la necessaria velocità nelle decisioni amministrative e politiche, si arriva sempre all’emergenza. Non è tollerabile che la Tari aumenti di anno in anno con risultati così penosi.

Una riflessione nei confronti della quale non si può che essere concordi. Sic et sempliciter.

Quanti anni si sono persi? E’ il suo interrogativo. E perché passano gli anni? Aggiungo. Forse, conviene rallentare, in attesa di trovare gli equilibri in progetti multimilionari. Progettazione, incarichi, realizzazione, tutta roba di milioni di euro.

Ieri è stato a Sciacca l’assessore regionale all’Energia, alberto Pierobon. Un tecnico fine, preparatissimo nel campo dei rifiuti, un assessore che ha già contestato per iscritto il dirigente generale del suo assessorato, Silvio Cocina, ritenuto responsabile dei ritardi con i quali la Sicilia è ripiombata nell’emergenza rifiuti. Cocina, quel dirigente generale che a febbraio vomitò fango, in un suo post sul suo profilo Facebook (che conserviamo), quando si scoprì l’infame crimine dell’avvelenamento di 27 cani randagi. Vomitò fango su tutta la città di Sciacca e su tutti i saccensi. Oggi, la Sicilia è piena di rifiuti e la responsabilità non può che essere di chi è al vertice dell’assessorato di competenza.

Pierobon ha avuto un incontro al Comune, alla presenza di tecnici, della SRR e della Sogeir in liquidazione. Ma anche di presenza senza titolo di dominus che continua a estendere la sua mano dentro l’istituzione cittadina, e come puparo seguita a muovere i fili per remare contro e piazzare mine per far esplodere ogni tentativo di annientare l’ancieme regime.

E’ bastato, pero’, poco all’assessore all’Energia per capire che il mondo dei rifiuti sul nostro territorio fa emergere anomalie, negligenze, situazioni assurde e consentite, come il fatto che per troppi, troppi anni la Sogeir ha permesso a parecchi Comuni di non farsi pagare puntualmente le fatture. Un volemose bene che ha consentito l’accumularsi di debiti verso fornitori, verso i dipendenti. Il tutto consentito con eccessivo buonismo, specie da parte di taluni Comuni i cui sindaci erano legati col cordone ombelicale con il mondo della Sogeir. La Sogeir “virtuosa” si è rivelata un disastro di cui il territorio oggi paga le conseguenze. A pagare sono solo i contribuenti.

Lo stesso assessore Pierobon, visitando la discarica e il centro di compostaggio, si è reso conto che la gestione non è, certamente, da manuale. Eppure, il mondo dei rifiuti è stato (e continua ad essere) il feudo del dominus, capace agli albori della Sogeir di partorire società di scopo. Una sorta di scatole cinesi, fortunatamente bloccate anche per l’intuito dell’ex sindaco Mario Turturici. Un mondo, quello dei rifiuti, che ha consentito un clientelismo riversato nelle varie occasioni elettorali.

E mentre tale mondo fioriva, cresceva, si alimentava di denaro, il cittadino saccense (e non solo) ha visto lievitare i costi dei rifiuti fino a 5.5 milioni di euro all’anno. Circa 11 miliardi del vecchio conio. E il cittadino paga, si lamenta al bar, ma poi paga.

Oggi, con il Piano Aro, i costi relativi alla raccolta sono stati abbattuti. Ma il cittadino vede la Tari crescere. E non solo c’è il costo della raccolta, ma deve subire anche (fino allo scorso anno) il costo di 2.5 milioni di euro all’anno pagati alla Sogeir Impianti per il conferimento dell’indifferenziata in discarica, quella di Saraceno-Salinella. Con la conseguenza che la discarica di Sciacca è chiusa, con la conseguenza che il centro di compostaggio di Sciacca è chiuso per gravi anomalie riscontrate dalla Polizia ambientale provinciale.

Forse è necessario che l’assessore Pierobon ritorni a Sciacca e da fine intenditore del mondo dei rifiuti vi metta le mani. Raschi fino in fondo al fine di togliere le incrostazioni che perdurano e che resistono. Abbia la determinazione di mettere un punto fermo e tracciare un solco inequivocabile tra il vecchio e il nuovo. Abbia , l’assessore Pierobon, la forza di spezzare quel laissez nous faire (filosofia del mercante Legendre suggerita al ministro J.B. Colbert di Luigi XIV) in versione deleteria al fine di consentire di perdurare nel tempo l’incidenza del dominus.

Fin quando perdurano le vecchie incrostazioni, Sciacca vivrà sempre l’emergenza rifiuti. Vada fino in fondo, Pierobon, e faccia luce sulle ombre che ieri ha intravisto nel corso della riunione e del suo sopralluogo. Vada fino in fondo, a Sciacca come altrove, per rimuovere quei tentacoli che soffocano la Sicilia nella morsa delle emergenze continue finalizzate all’innalzamento dei costi per incrementare business con le tasche dei cittadini.

Una città come Sciacca ha una discarica chiusa perché mancano i soldi per comprare un tritovagliatore. I soldi ci sarebbero se i Comuni debitori con la Sogeir in liquidazione pagassero il conto. Mandi di corsa, Pierobon, i commissari ad acta e sblocchi una situazione che sa di un assurdo incredibile. Una discarica che vanta un  progetto milionario di ampliamento di vasca, ma ritenuto dal Governo precedente non idoneo. Non basta dire ci metto la faccia. Bisogna che qualcuno paghi realmente con fatti, e non con slogan.

Filippo Cardinale

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