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REVOCATA LA SCORTA A IGNAZIO CUTRO’, “SONO VENUTE MENO LE ESIGENZE”

L’ex imprenditore di Bivona denunciò gli estortori dando il via al processo per mafia denominato Face Off che si concluse con condanne alla mafia della bassa Quisquina

La Commissione centrale presso ilMinistero dell’Interno ha deciso di non prorogare le misure di protezione ad Ignazio Cutrò e alla sua famiglia perchè ritiene che “sono venute meno le esigenze di tutela”.

Ignazio Cutrò è l’ex imprenditore che ha denunciato le estorsioni subite consentendo agli investigatori di inziare le indagini sfociate poi con il processo “Face off” che si è concluso con la condanna di esponenti della mafia della bassa Quisquina. 

Ma Cutrò non si è limitato solo alle denunce. Ha svolto senza sosta un’azione capillare, non solo in Sicilia ma anche nel resto del Paese, di diffusione della cultura della legalità. Ha partecipato a numerosi incontri con giovani, studenti, imprenditori, gente comune. Un’azione volta a incoraggiare a denunciare i casi di estorsioni.

Cutrò ha avuto la scorta a tutela sua e della sua famiglia. Ora, è rimasto solo. La scorta sarà messa a disposizione solo nei casi in cui Cutrò ha impegni giudiziari. 

La Commissione ha disposto, dunque, di non prorogare le misure di protezione nei confronti di Cutrò e del suo nucleo familiare. Ha disposto anche che il servizio centrale di protezione segnali la posizione del testimone di giustizia e del suo nucelo familiare al fine dell’applicazione delle ordinarie misure di protezione.

A dare comunicazione della decisione della Commissione è stgato il figlio di Ignazio Cutrò. Tra la’ltro, l’ex imprenditore si è sentito male leggendo il provvedimento. Malore che lo ha costretto ad un ricovero in ospedale. 

Il legale di Cutrò, l’avvocato Katia La Barbera, ha comunicato che impugnerà il provvedimento di revoca della scorta dinanzi al Tar Lazio. 

Ignazio Cutrò non ha mai lasciato la Sicilia, nè cambiato identità. Ha affrontato a viso scoperto e a testa alta una sfida difficile, quella di aver denunciato e fatto condannare gli autori delle escursioni. Una sfida alla mafia che, solitamente, non mette limite di tempo alle eventuali vendette. 

Ignazio Cutrò, inoltre, ha costituito l’associazione nazionale Testimoni di Giustizia, che ha prodotto tanti frutti compresa la legge che prevede l’assunzione nei pubblici uffici dei testimoni di giustizia. 

L’Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia, in una nota di oggi, esprime” piena solidarietà e vicinanza a Ignazio Cutrò destinatario del provvedimento di revoca del programma di protezione dalla Commissione Centrale presieduta dal viceministro dell’interno, senatore del Partito Democratico Filippo Bubbico. Lo stesso senatore e viceministro che nella veste di presidente della Commissione Centrale rifiuta al Cutrò la consegna delle relazione del Viminale che confermano che l’impresa edile di Cutrò è fallita a causa delle denunce contro la mafia della Bassa Quisquina”.

La nota dell’Associazione NAzionale Testimoni di Giustizia continua con toni duri: “A questo punto Cosa Nostra potrà compiere indisturbata la sua vendetta contro Ignazio Cutrò così come ha fatto con Domenico Noviello barbaramente assassinato. Lo Stato protegge i collaboratori di giustizia, molti persino da decenni, invece Ignazio Cutrò viene punito perché la sua è una voce Libera, colpito per educare i testimoni di giustizia alla disciplina della Commissione Centrale del Ministero degli Interni. Non resta allora che qualcun’altro si occupi di abbattere fisicamente Ignazio Cutrò. In Sicilia, nell’entroterra di Agrigento dove vive la famiglia Cutrò, quel qualcun’altro ha già lubrificato le armi”.

Redazione Corriere

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