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Record di assenze a scuola: l’indagato per truffa dalla Procura di Pordenone è l’ex vicesindaco e assessore di Sciacca

SCIACCA. E’ l’ex assessore e vice sindaco di Sciacca, Vincenzo Paolo Porrello, l’insegnante finito sulla ribalta nazionale della cronaca poiché avrebbe accumulato 769 giorni di assenza in tre anni di insegnamento. Secondo la pubblica accusa, formalmente risultava in malattia o congedo parentale, ma avrebbe restato consulenza aziendale per società private ed enti pubblici.

La Procura della Repubblica di Pordenone, competente per giurisdizione, edifica l’impianto accusatorio sulla base delle investigazioni della Guardia di Finanza nei del professore di matematica, il 47enne di Sciacca,  Vincenzo Paolo Porrello, che ha lavorato per quasi tre anni al Kennedy di Pordenone.

Porrello è laureato in Economia e a al suo attivo diverse esperienze come consulente. A Sciacca è stato vicesindaco e assessore all’edilizia scolastica.

Secondo le ipotesi accusatorie, nel settembre del 2016 riceve un incarico al Kennedy per una cattedra in matematica. Ma nel triennio il professore accumula diverse assenze, che attraggono l’attenzione dell’istituto scolastico dove presta servizio.

Scattano le indagini della Guardia di finanza di Pordenone, su delega del pubblico ministero Federico Facchin. Sotto i riflettori documenti, tabulati telefonici, voli e spostamenti da e per la Sicilia, ma anche testimonianze.

La Procura di Pordenone ha chiuso le indagini preliminari con l’accusa di truffa ai danni dello Stato.

Stando al materiale raccolto dalla Fiamme Gialle, guidati dal colonnello Stefano Commentucci, il docente avrebbe accumulato nel corso dei tre anni scolastici trascorsi a Pordenone 769 giorni di assenza, giustificandoli attraverso la presentazione di certificazioni mediche e richieste di congedo parentale. Assenze che, per la Guardia di Finanza, «sono risultate poi illegittime». Secondo gli investigatori, nello stesso periodo, il professore saccense avrebbe svolto “attività lavorative retribuite (principalmente consulenze aziendali) a favore di società private e di enti pubblici”. Incarichi che gli avrebbero fruttato circa 97 mila euro.

I compensi frutto delle consulenze aziendali non sarebbero, però, gli unici proventi del professore che, contestualmente, avrebbe percepito le indennità previste per legge nei periodi di assenza (ripartiti in circa 300 giorni di congedo parentale e 460 giorni di malattia). Indennità che ammontano complessivamente a 13.147 euro, somme per le quali il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pordenone, Rodolfo Piccin, ha disposto il sequestro preventivo diretto e per equivalente.

Per gli inquirenti, le ipotesi accusatorie vanno anche oltre alla truffa. Secondo la Guardia di Finanza, Porrello non avrebbe ottenuto la preventiva e obbligatoria autorizzazione dall’amministrazione di appartenenza per svolgere consulenze e incarichi esterni. Un ulteriore obbligo disatteso, previsto dalla normativa che disciplina il pubblico impiego, sarebbe stato inoltre quello relativo alla comunicazione nei confronti dell’istituto di appartenenza dell’ammontare degli emolumenti percepiti.

L’informazione di garanzia è stata notificata all’indagato e ai suoi legali, Antonino Manto e Nicolò Grillo, entrambi del foro di Agrigento, alcune settimane fa.

Anche il tribunale del Riesame il Riesame si è occupato del caso. Il collegio composto dai giudici Alberto Rossi, Piera Binotto e Elisa Tesco si è espresso sulla competenza territoriale sollevata dalla difesa di Porrello, che indicava il tribunale di Sciacca come giurisdizione competente. La il Riesame ha rigettato la richiesta e ha confermato il sequestro.

Interessata anche la Corte dei Conti per valutare un eventuale danno erariale di 110 mila euro.

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