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RANDAGISMO, ECCO LA PROPOSTA DI MIZZICA

Il laboratorio delle politiche sociali di Mizzica ha completato un articolato studio sul randagismo, in sinergia con le associazioni di volontariato. Uno studio durato un mese e mezzo che ha analizzato a 360 gradi il fenomeno del randagismo. A spiegare la proposta che sarà presentata all’Amministrazione comunale, ma anche alla città attraverso una raccolta firme, sono stati Giuseppe Catanzaro, Agnese Singara e Daniela Campione nel corso di una conferenza stampa (stavolta organizzata secondi i crismi, cioè con soli giornalisti che, dopo la relazione, hanno posto le domande).

L’idea di Mizzica è quella di un’evoluzione del canile comunale, preferendo il rifugio che abbia lo scopo, attraverso l’erogazione di servizi a 360 gradi, della reinserimento dei cani nel tessuto urbano. Reinserimento per quelle tipologie previste dalla normativa, e cioè esclusi cuccioli, cani provenienti da sequestro a privati, cani particolarmente pericolosi.

Il randagismo a Sciacca sta assumendo, da anni, le dimensioni di un fenomeno incontenibile, destinato ad un trend che appare di costante incremento, “per il quale, fino ad ora, nessuna amministrazione ha messo in pratica strategie tali da imboccare una via che si possa considerare risolutiva”.

IL FENOMENO AD OGGI A SCIACCA: DATI E COSTI

Per Mizzica, “il randagismo  nasce oggettivamente dall’incuria dell’uomo verso gli animali: esso rappresenta un grave problema per gli animali coinvolti che, in genere traumatizzati dall’abbandono o nati da soggetti in libertà, sono costretti a una vita di stenti vagando nella città e nel territorio, esposti a continui pericoli, tra cui gli incidenti stradali, e rappresentando spesso un vero rischio anche per l’incolumità pubblica”.

Secondo la stima di Mizzica, oggi a Sciacca ci sarebbero 300 unità di cani randagi, in alcuni casi microchippati e già sterilizzati dal servizio sanitario provinciale.  Attualmente, oltre 200 cani sono ospitati presso strutture di canili rifugio in Sciacca, S. Margherita e Ribera.  Strutture private con le quali dagli anni novanta il Comune stipula periodicamente convenzioni per l’alloggio dei cani catturati e altri servizi inerenti la loro custodia.

 

La  spesa totale nei 275 giorni di appalto è di € 192.946, dei quali: € 109.607,85 per il canile Multiservice Bono di Sciacca; € 13.587,75 per il canile della Ditta Acquisto di Ribera; € 69.750,45 Ditta Ciupei di Santa Margherita Belice. Si evince, inoltre, che, per i servizi dì custodia e mantenimento, il costo unitario giornaliero a cane è di € 2,70, moltiplicato per il numero dei cani detenuti al momento della stipula nella struttura di riferimento.

Mizzica fa riferimento alle norme vigenti secondo cui i cani alloggiati in un rifugio provenienti da detenzione privata, o da sequestri presso privati, o cresciuti in cattività, o, ancora, entrati cuccioli in canile non possono essere rimessi in libertà a vagare sul territorio dopo un certo periodo di detenzione presso i canili, poiché non avvezzi alla ricerca autonoma di cibo e alla vita libera. Oggi, dalle schede anagrafiche stilate dalle strutture rifugio e dal servizio sanitario provinciale, si evince che solo pochi animali, fra quelli attualmente detenuti nelle strutture convenzionate, possono essere rimessi in libertà, poiché appunto provenienti da sequestri presso rifugi non autorizzati, oppure entrati cuccioli, o abbandonati da privati sul territorio saccense.

CAUSE IDENTIFICABILI. Lo studio di Mizzica evidenzia le cause identificabili alla base dell’espandersi del problema del randagismo a Sciacca. L’aggregazione in branco degli esemplari in numero superiore a tre, favorisce gli accoppiamenti e le frequenti nascite incontrollate di cucciolate. Dare da mangiare aggregando più di due cani, può facilitare la creazione di un branco, attirato dal cibo distribuito. Molti cani, invece, finiscono a vagare per il territorio perché vittime di abbandono da parte di proprietari indolenti o privi dì senso civico. Altri nascono da accoppiamenti di animali liberi e non sterilizzati. Altri cani, ancora, nascono da cani tenuti da privati, che contravvengono ai dettami delle leggi in vigore che raccomandano di “controllare l’attività riproduttiva dell’animale d’affezione, attraverso la sterilizzazione chirurgica.

 

SOLUZIONI CONCRETE NELL’IDEA DI MIZZICA

La sensazione di Mizzica “è che la macchina burocratica, amministrativa, politica si muova sempre con un pregnante e incolmabile ritardo, rispetto a processi di crisi, che naturalmente hanno ritmi molto più accelerati. Non solo a foraggiare la crescita del problema si è opposta una lentezza delle istituzioni atavica e sonnolenta, forse anche dovuta ad una sottovalutazione, quasi endemica a tutte le amministrazioni saccensi, del problema nel tempo, ma anche una reiterata e convinta mancanza di prospettiva e progettualità, che non consente di avviare percorsi strategici combinati e competitivi”.

“Il vero gap delle amministrazioni del recente passato, che sembra essere connaturato anche all’attuale, è la mancanza di una campagna programmata, di interventi risolutivi congegnati e studiati, per una sinergia di attività che mirino alla risoluzione vera del fenomeno dilagante del randagismo”.

Mizzica intende proseguire lo sforzo fatto “dall’amministrazione precedente, aprire una collaborazione con un’associazione di volontariato, regolarmente registrata presso l’Albo Regionale, per avviare una campagna di adozioni. Anche in questo caso, l’idea applicata in modo discontinuo e non supportata da una campagna di sensibilizzazione all’adozione efficace è risultata un’ottima esperienza che si è fermata ad un numero irrisorio di adozioni, circa 50: solo 2 cani adottati a Sciacca e tutti gli altri adottati su territorio nazionale”.

Nonostante il Comune di Sciacca abbia approvato un regolamento comunale riguardante il benessere degli animali, di fatto, ad oggi, “non sembra che le scelte amministrative e politiche ne tengano conto, e non sembra nemmeno che, in base alle prescrizioni del regolamento stesso, siano cambiati i costumi e i comportamenti dei cittadini a riguardo. Ancora, per esempio, si individuano operazioni di somministrazione di cibo a branchi di cani, in aree vietate dal regolamento, come accanto ai cassonetti, o in luoghi molto abitati e frequentati da persone. Ciò avviene senza alcun controllo da parte delle autorità preposte e senza provvedimenti specifici a carico dei privati che si adoperano in tali pratiche”.

Per Mizzica, la soluzione “non è un canile, dove “depositare” l’ennesimo randagio sequestrato, ma una struttura dinamica e ricca di servizi, che funzioni, non in alternativa all’attività delle istituzioni, ma in collaborazione diretta e costante con esse. Una struttura dove effettuare servizi basilari, dalla sterilizzazione alla microchippatura, in supporto alla struttura comunale esistente, o il controllo delle nascite in collaborazione con l’ufficio veterinario competente, attuata all’interno del rifugio e con la disponibilità dei veterinari volontari; dove gestire una vera e costante campagna di affidi, in concerto con altri rifugi in tutto il territorio nazionale; servizi per ammortizzare i costi di gestione, tipo pet-terapy, pensione e cimitero per cani; una struttura oasi dog, capace di dare spazi attrezzati per cani con padrone, liberi di muoversi senza guinzaglio e senza museruola; servizio di inserimento dei cani microchippati e sterilizzati sul territorio, come cani di quartiere (1-2 al massimo); una struttura che, attraverso il lavoro di associazioni sul territorio, conduca azioni di sensibilizzazione e di educazione al rispetto degli animali, per il contrasto dell’abbandono e del verificarsi di azioni limite come l’avvelenamento degli animali, oggi purtroppo sempre più spesso perseguito a Sciacca”.

Mizzica è insomma per un rifugio dinamico, sempre in evoluzione e garante di servizi reali, non di azioni sporadiche, o di costi infiniti e gravosi per la collettività. In grado di offrire soluzioni e la possibilità ai cittadini di operare scelte civili in coscienza.

 

Un’altra soluzione per il contrasto al randagismo è la stipula di convenzioni comunali con veterinari privati, “che consentirebbe al cittadino meno abbiente di provvedere alla sterilizzazione del proprio cane, evitando così l’abbandono delle eventuali cucciolate indesiderate”.

 

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