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PRIMA DI TUTTO I SACCENSI. DOMANI SI RIUNISCE IL CONSIGLIO COMUNALE DOPO MESI

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Chiarisco subito che il titolo non risente di influenze leghiste ma della situazione socio-economica venutasi a creare dopo l’emergenza coronavirus. Passata quella prettamente sanitaria, che ci ha costretto a vivere nel terrore, a stare chiusi a casa, a chiudere le attività, a distanziarci socialmente, a piangere morti a quantità bellica, ad assistere all’impegno senza sosta di medici e infermieri, oggi la realtà ci offre un quadro tipico del dopo guerra. Dalla distruzione alla ricostruzione. Nel frattempo, c’è il tempo degli stenti, della sopravvivenza, della ripartenza che presenta tante incognite.

Nelle prossime ore, dopo mesi di pausa, torna a riunirsi il Consiglio comunale in modalità telematica. Ma dove eravamo rimasti? Riavvolgiamo il film della politica locale perché negli ultimi mesi sono accadute vicende diverse e, magari, sfugge qualche scena importante. Insomma, si rischia di perdere la trama. Intanto, pallottoliere alla mano, siamo al terzo anno del mandato sindacale e consiliare. Il tempo passa e i temi della città restano a futura memoria, testimone di un sistema che stenta, frena, si perde in mille rivoli di difficoltà in un incrocio dove converge politica e burocrazia.

L’attuale triennio politico-amministrativo si caratterizza per alcuni aspetti che lo hanno caratterizzato per circostanze di peso. La strage dei randagi che portò la nostra città, nei peggiori dei modi, alla ribalta nazionale e internazionale, come se la medesima strage fosse stata commissionata dalle istituzioni e non da menti perverse. Poi il secondo devastante nubifragio del novembre 2018. E poi, la tragedia del carnevale 2020 che rimarrà incisa per sempre per la morte del bambino. La città è sconvolta e addolorata. La festa viene annullata. Passano pochi giorni ed esplode la pandemia che ha messo in ginocchio l’intero Mondo.

Nel campo della politica, il triennio in questione è caratterizzato da fibrillazioni all’interno della maggioranza. La crisi della maggioranza emerge con l’azzeramento della giunta iniziale, quella presentata all’elettorato. Rifatta la giunta non scoppia certo la pace. Il sindaco compie ancora sostituzioni. Il colpo di scena avviene con l’uscita di Italia Viva, quindi dei cusumaniani, dalla maggioranza.

I gruppi di opposizione presentano la mozione di sfiducia. E se Sparta piange Atene non ride. La mozione di sfiducia non viene firmata dal pentastellato Alessandro Curreri, ma anche da un consigliere del centrodestra, Pasquale Bentivegna. Quest’ultimo sembra un giocatore di poker che intende proseguire la mano a patto che gli altri facciano vedere in anticipo le carte. Se Italia Viva sembra decisa a votare la mozione di sfiducia, ci pensa il sempre ribelle Giuseppe Ambrogio a sparigliare le carte, prendendo le distanze dal suo gruppo e dalla mozione di sfiducia. Il consigliere Paolo Mandracchia seguita nel non sbilanciarsi e manda a dire che deciderà all’ultimo momento.

Il sindaco Francesca Valenti, giunge ai giorni attuali con una coalizione certa di solo 7 consiglieri. Praticamente è in minoranza e non ha i numeri per garantirsi la serenità delle approvazioni dei vari atti amministrativi che approdano in Consiglio comunale.

Un errore tattico-strategico da parte delle opposizioni, ma anche un tatticismo da manuale che ha visto protagonista il presidente del Consiglio comunale Pasquale Montalbano, fanno si che la mozione di sfiducia si inabissi, chiudendo l’argomento.

Oggi è questo il quadro politico che diventa drammatico rispetto ad una realtà cittadina soffocata dalla crisi dell’emergenza coronavirus. Le famiglie si sono impoverite in misura maggiore, le attività stentano e non poche avranno seri problemi di continuità, i temi importanti della città restano inevasi, la stagione turistica è compromessa fortemente e i numeri di fine stagione daranno l’ampiezza della gravità.

Stiamo attenti, siamo di fronte ad una crisi che non passa, certamente, con la riapertura delle saracinesche, né con slogan #celafaremo. Ce la faremo se le condizioni saranno incanalate nel modo giusto, ma ce la faremo col tempo. Parlare di ripresa significa proiettarsi nella prossima primavera.

Ma torniamo a Sciacca. Giovedì prossimo si svolge il Consiglio comunale. La città è allo stremo e non è certamente allarmismo paventare rischi di tenuta sociale. Ma la realtà è questa e fare gli struzzi serve davvero a nulla.

La politica locale in questa fase storica della città deve lasciarsi alle spalle il passato e il recente, ma soprattutto deve aprire gli occhi sul muovo mondo creato dall’emergenza coronavirus. Nulla sarà più come prima, la stessa politica non sarà come prima. Gli steccati politici sono stati abbattuti e nuove praterie si aprono. Anche per la politica nasce l’esigenza di rinnovarsi immaginando scenari che non possono essere lo specchio di ciò che è stato.

Il Comune, con soldi stanziati dallo Stato e Regione ha fatto, e farà fronte, alle esigenze delle famiglie, delle attività, anche con provvedimenti che di fatto limitano, se non bloccano, le entrate comunali. Lo stesso introito dell’imposta di soggiorno sarà ridicolo rispetto a quanto maturato fino allo scorso anno.

Il bilancio comunale, più stretto della rinomata coperta, è prossimo per essere discusso in Consiglio comunale. Nessuno immagina di sottoporre lo strumento finanziario alla logica dei numeri. Primo perché non reggerebbe, secondo perché non approvandolo i consiglieri comunali vanno a casa. Terzo, i saccensi prenderanno in mano i forconi che, certamente, saranno daltonici e si ripercuoteranno su tutti gli schieramenti politici.

Il bilancio comunale sarà striminzito. Ma sarà lo strumento per ristorare, seppure in maniera limitata, le migliaia di famiglie saccensi in disagio e difficoltà, le centinaia di attività produttive e commerciali. Considerare il bilancio come un mero “strumento politico” è errato. Il bilancio che si appresta all’approdo in sala Falcone-Borsellino deve essere il “bilancio del Consiglio comunale”, nella sua interezza. Un bilancio in cui convergono idee e proposte da entrambi gli schieramenti e senza pregiudizi.

Il sindaco Francesca Valenti si snodi da ormeggi di forte caratterizzazione partitica. Metta da parte eventuali idee “suggestive” che provengono da assessori e che non collimano esattamente con le esigenze attuali della città, dei cittadini.

Proponga, sua sponte, un numero pari alle dita di una mano di provvedimenti concreti a sostegno delle difficoltà create dal terribile virus. Sottoponga tali provvedimenti, farciti da ingredienti capaci di amalgamare anziché scomporre, all’apporto di contributi delle opposizioni, a suggerimenti, a migliorie. Faccia, davvero, che tale bilancio sia l’espressione di quel ventaglio che si apre su tutto il Consiglio comunale e diventi la sintesi “dell’interesse della città”, tante volte pronunciata in quell’Aula. Un’apertura del ventaglio che va fatta senza pregiudizi né condizionamenti partitici. Ma va fatta in tempo utile e non all’ultimo momento come tradizione ormai consolidata (vedi vicenda bilancio-stabilizzazione).

Sciacca, in questo lungo, delicato, critico, periodo non ha bisogno di alchimie politiche, né essa può essere testimone di una visione politica cittadina trasformata in un abbeveratoio nel quale dissetare le ambizioni personali.

Il tempo residuo alle prossime elezioni non consente progetti mirabolanti. L’estate del prossimo anno praticamente è un viatico proiettato alla prossima tornata elettorale saccense.

Consiglio comunale e Amministrazione comunale elevino il rango della politica fino a farle assumere il valore della responsabilità, ponendo al centro le necessità derivanti dall’emergenza coronavirus e quelle necessarie per un vero, concreto, sostegno per la sopravvivenza prima e la ripresa immediatamente dopo delle famiglie e delle imprese in difficoltà.

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