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Partoanalgesia: l’Asp assicuri le procedure, il politico eviti il becero populismo alla ricerca di visibilità

AGRIGENTO.  L’emergenza Covid ha un solo punto a favore. Nella sua crudele virulenza e capacità di seminare morte ha messo in risalto quanto la sanità sia importante e quanto sia indispensabile che all’interno di essa prevalga il valore della meritocrazia. Da molto tempo, la sanità è stata martoriata da scelte politiche che l’hanno amputata con tagli finanziari fino a ridurre posti letto, investimenti, personale, ricerca. Sanità e politica vanno scisse. La prima ha bisogno di merito, di preparazione, di strumenti, di investimenti. La politica, invece, deve intervenire, nel suo ruolo primario, a mettere a disposizione della sanità gli strumenti che le consentono di offrire servizi sanitari degni di una Nazione dove, pur con pregiudizi spesso carenti di fondamento, il servizio sanitario garantisce il diritto alla salute a tutti. Un diritto che non è garantito in altri parti della Terra.

In questi giorni, la nostra provincia è sotto i riflettori della stampa per il caso dell’ospedale di Licata. Si tratta del cosiddetto “si partorisce sorridendo”.  Che il parto debba essere un sorriso per l’accoglienza di una nuova vita è fuor di dubbio. Ma deve essere a tutta tutela della partoriente. Nella terminologia medica, si tratta del partoanalgesia a mezzo di inalazione di miscela gassosa di protossido d’azoto e ossigeno al 50%.

E’ una metodologia che richiede un protocollo ben preciso elaborato dalle società scientifiche e sottoposto alle singole Asp, nel caso in specie a quella di Agrigento. Le cronache di questi giorni raccontano del caso dell’Unità Operativa di Ostetricia del presidio ospedaliero di Licata. Il primario ha rilasciato dichiarazioni alla stampa evidenziando dopo “alcuni mesi di sperimentazione”, l’introduzione stabile “di una nuova metodica di Analgesia medica nel travaglio di parto”.

La notizia sembra, apparentemente, di quelle che necessitano lo stappo di una bottiglia di champagne per festeggiare la buona sanità. L’iniziativa comunicata urbi et orbi dal responsabile dell’Ostetricia è stata, però, stoppata dalla Direzione Strategica dell’Asp di Agrigento. Uno stop giustificato dalla metodologia che “il parto sorridente” richiede e che necessita di una preventiva e adeguata valutazione sul rischio per il personale e per il paziente.  Abbiamo scritto che la buona sanità deve riflettere sui pazienti i valori della sicurezza e dell’applicazione dei protocolli. Altrimenti, edificare una torre di Babele in ogni ospedale, eludendo i vari processi scientifici e organizzativi, è a tutto svantaggio dell’utenza e dei cittadini che potrebbero incorrere in rischi a loro insaputa.

Non va trascurato il fatto, anzi va esaltato, che con la partoanalgesia si inala una miscela gassosa di protossido d’azoto e ossigeno al 50% e che è praticata da medici anestesisti in accordo con medici ginecologici che hanno in cura la partoriente. Una metodologia che non può essere applicata sic et sempliciter a causa di talune controindicazioni.

Senza entrare in un campo che non ci appartiene, non possiamo sottacere che tale metodica è basata sull’inalazione del gas protossido miscelato con ossigeno al 50% e che il meccanismo d’azione di tale gas non è ancora perfettamente conosciuto, ma sembra che interagisca con le membrane delle cellule nervose cerebrali modulandone la trasmissione a livello sinaptico e riducendo gli stimoli del dolore (Tratto da Istruzioni operative del Dpartimento Materno-Infantile e Dipartimento Emergenza Urgenza dell’Ospedale di Circolo di Melegnano). Un protocollo approvato dall’Azienda Ospedaliera e approvato dal Direttore del Dipartimento Materno Infantile, dal Direttore del Dipartimento Emergenza/Urgenza e dal COSD -Comitato Ospedale Senza Dolore).

Da quel che ci risulta, lo stop della Direzione Strategica dell’Asp di Agrigento si inserisce perché non sarebbe stato presentato un progetto da parte del responsabile della Ostetricia dell’Ospedale di Licata. Un progetto, dunque, che eluderebbe la valutazione e che sarebbe privo di  supporto di prove bibliografiche favorevoli all’eventuale utilizzo.

Tra l’altro, un progetto così delicato ha necessariamente bisogno del conforto e della condivisione di anestesisti e pediatri dell’Ospedale di Licata. Una valutazione che diventa indispensabile visto l’uso di gas anestetico come il Protossido d’Azoto.

Dunque, lo stop e la contestazione al responsabile dell’Ostetricia dell’ospedale di Licata risiede nella mancanza del progetto e della valutazione come il protocollo scientifico richiede.

La vicenda, come ovvio in questa terra pirandelliana, veste anche i panni della commedia tragicomica. La politica interviene, nello specifico un solo politico mentre il resto della deputazione è rimasta ai margini del caso, attirato dalla calamita del populismo e della visibilità. Comunica alla stampa una requisitoria contro il Commissario Straordinario dell’Asp di Agrigento accusandolo di “autoritarismo”.

La politica, riteniamo, debba impegnare il suo tempo e intelligenza a fornire alla sanità non solo una buona legislazione ma anche gli strumenti necessari per alzare il livello della qualità dei servizi sanitari della nostra provincia. Tutto il resto è uno sgomitare per farsi notare. Forse, senza riuscirci. Non è solo la sanità che deve innalzare la qualità dei servizi. La politica deve impegnarsi, anch’essa, nell’elevare il dibattito, l’impegno, evitando di perimetrarsi dentro un cortile.

Filippo Cardinale

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