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PACIFICAZIONE POLITICA? NO, GUERRA SU TUTTI I FRONTI

Quando si insediò il Consiglio comunale, dopo le elezioni amministrative vinte dal centrosinistra, diversi interventi nel corso della seduta consiliare presero la giusta piega. Sembrava, per chi ha assistito, il libro Cuore. Pagine commoventi di annunci e proclami, intenti. In quel momento sembrava essere stata trasformata in materia quella teoria del cambiamento.

Pensai, da giornalista, che avrei chiuso il taccuino sul quale annotare gli aspetti più deleteri della politica, e aprire quello su cui rimarcare i dibattiti, accesi ma costruttivi, farciti di contenuti su come risolvere antiche e radicate problematiche della nostra città, su come gettare le basi per edificare lo sviluppo della città per vederla davvero e totalmente cambiata fra venti anni.

Aleggiava su sala Falcone-Borsellino un’atmosfera da convento (la sede è stata davvero convento), dove ognuno poneva l’obiettivo si “spezzarsi” per l’altro, per il prossimo. Tra i due “prossimi” c’è uno spazio, quello che distanzia i banchi della maggioranza e dell’opposizione. Ma è forse questo spazio neutro che crea le premesse per le forti perturbazioni che, nonostante l’impegno profuso, investono i nostri politici e amministratori a chiudere subito il libro Cuore e aprire immediatamente quel libro tragico della storia saccense che vide due famiglie aristocratiche combattersi e spargere sangue e morti.

Nulla è cambiato e le parti politiche sono incapaci di effettuare quella semina in grado di far germogliare quella pace sociale e politica di cui la città sente tanto il bisogno.

Tutti bravissimi a imputare le colpe agli altri, mai nessuno che abbia l’umiltà di compiere un passo indietro. Tutti, nessuno escluso. Il dramma che fa da comune denominatore è che i fanghi che vengono gettati tra le parti politiche opposte rimangono sempre nello stesso perimetro. C’è stata un’alternanza al governo della città che dura da tempo. La scena è rimasta la stessa, come le parti protagoniste. La città non ha innestato quella marcia in più che le avrebbe consentito di lanciarsi vero un new deal.

Qui sine peccato est vestrum, primus lapidem mittat, “chi tra voi è senza peccato scagli la prima pietra” (Giovanni : 8,3). Sono le parole di Gesù Cristo che rivolse a coloro che gli avevano condotto un’adultera con la speranza che egli ordinasse di lapidarla. Come finì la vicenda è a tutti noto.

L’adultera potrebbe essere la nostra città, chi tiene in mano le pietre potrebbero essere chi negli anni si è alternato alla guida politica della città. Se qualcuno di loro non ritiene avere responsabilità, scagli la prima pietra. Sarà facile dimostrare come le pietre resteranno in mano di chi le tiene.

La pacificazione politica si dimostra con i fatti. Le parole, quelle dure come pietre (ma anche gli atteggiamenti e le velate intimidazioni), servono solo a continuare a dipingere una classe politica di basso livello.

Filippo Cardinale

 

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