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OPERAZIONE “PASSEPARTOUT”, PER DDA I GEMELLI CIACCIO A DISPOSIZIONE DI NICOSIA E DIMINO

A due giorni dall’operazione antimafia denominata passepartout, che ha coinvolto 5 saccensi (Accursio Dimino 61 anni, Antonello Nicosia 48 anni, Paolo e Luigi Ciaccio di 33 anni), emergono altri particolari. Secondo gli inquirenti, i gemelli Ciaccio sarebbero stati “incondizionatamente a disposizione per l’intestazione di numerose utenze telefoniche, dei contratti di noleggio delle autovetture e per aver collaborato all’organizzazione di incontri riservati”. Per la DDA di Palermo a carico dei gemelli Ciaccio sussisterebbero gravi indizi di colpevolezza per il reato di favoreggiamento personale, aggravato perché realizzato per agevolare Cosa Nostra.

“Paolo e Luigi Ciaccio sono due fratelli gemelli, i quali si sono stabilmente e incondizionatamente posti a disposizione di Accursio Dimino e di Antonino Nicosia per le più svariate esigenze e necessità. Le condotte dei due indagati sono consistite nell’essersi prestati – scrivono i magistrati della DDA – all’intestazione di numerose utenze telefoniche destinate a essere utilizzate dai due associati mafiosi, nell’aver svolto in più occasioni il ruolo di autisti per Dimino, nell’aver collaborato all’organizzazione di incontri riservati. Questo al fine di consentire a Dimino e Nicosia di eludere le investigazioni in corso nei loro confronti. Le conversazioni intercettate, inoltre, hanno rivelato – prosegue l’accusa dei magistrati della Dda – in modo inequivocabile la consapevolezza, nei due fratelli indagati, dello spessore mafioso sia del Dimino, sia dello spessore criminale del Nicosia (il quale, nel rapportarsi a loro, paventava in più occasioni il rischio di essere oggetto di attenzioni da parte delle forze dell’ordine e pretendeva quindi il loro appoggio e la loro collaborazione con il manifesto intento di eludere le investigazioni)”.

Dalle indagini svolte, è emerso che numerose utenze telefoniche in uso ad Antonino Nicosia erano in realtà intestate a Luigi e a Paolo Ciaccio. “Le conversazioni intercettate rivelavano che l’utilizzo di utenze a sé non riconducibili rispondeva a una vera e propria strategia di Nicosia che, al fine di eludere le intercettazioni telefoniche nei propri confronti, – scrivono i magistrati della DDA – era solito far intestare le proprie utenze telefoniche ai due fratelli Ciaccio i quali, sistematicamente, mettevano a disposizione a tal fine i loro documenti e la loro firma”.

 

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