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OGGI ASSEMBLEA ATI, BRACCIO DI FERRO SULLA PROROGA AI RIBELLI

Acque agitate all’ATI idrico di Agrigento. Giusto in tema per una entità che si occupa dell’acqua in provincia di Agrigento. Sarà un’assemblea non semplice per il presidente Francesca Valenti rea di aver tentato di far approvare una delibera all’assemblea dei soci, cioè dei sindaci del 43 Comuni agrigentini, con la quale si proponeva una proroga di 18 mesi agli 8 Comuni che sono stati già considerati “ammissibili alla verifica” dei requisiti rigidamente previsti dall’articolo 147 del D.lgs 196/2003 (Legge Galli).

Un’articolata richiesta di annullamento di due delibere ritenute illegittime è stata inoltrata per Pec al Prefetto e al Ministro dell’Interno da parte del centro studi Alcide De Gasperi di Sciacca e dall’associazione Titano. Una richiesta che denuncia “atti illegittimi” e che chiede al Prefetto e al Ministro dell’Interno, oltre all’Assessore regionale dell’Energia e dei servizi di Pubblica Utilità, la pura interpretazione del Ministero dell’Ambiente col parere  n. 7069 del 18.04.2016. In buona sostanza,  i requisiti per il riconoscimento delle gestioni comunali autonome devono essere posseduti dai Comuni, che richiedono di poter gestire autonomamente il servizio idrico integrato, “al momento della presentazione della loro istanza di riconoscimento,  ed in ogni caso al momento della delibera di  riconoscimento della sussistenza o meno dei detti requisiti, senza possibilità per l’Ati idrica di consentire il verificarsi della loro sussistenza, ad un momento successivo rispetto alla delibera di riconoscimento delle gestioni comunali autonome, e ciò sulla base di prescrizioni e/ o condizioni che non sono affatto previste dall’art. 147 comma 2 bis, d.lvo 152/2006”.

Intanto, numerosi sindaci non vogliono assumersi responsabilità che non competono loro e oggi lotteranno per demandare agli uffici dell’ATI la responsabilità di accertare i requisiti. Ma a questo punto, non solo per gli 8 annunciati dalla Valenti già “ammessi” alle verifica, ma per tutti i 17 Comuni non consegnatari delle reti al gestore. Insomma, si rimescolano le carte, passando la palla e le responsabilità agli uffici tecnici. Fermo restando che i requisiti dell’articolo 147 devono essere posseduti al momento della richiesta. Dunque, senza nessuna proroga per consentire una sorta di “adeguamento”.

Altro punto inderogabile è che, qualora ci fossero alcuni Comuni con i requisiti dell’articolo 147, questi dovranno rendere disponibile a tutto l’Ambito idrico tutte le risorse idriche censite, o da individuare ancora, applicando per gli utenti gestiti in house la tariffa a consumo uguale a quella applicata nell’Ambito idrico.

L’Assemblea dei soci non può non prendere in seria considerazione l’altro punto ritenuto illegittimo dal centro studi Alcide De Gasperi di Sciacca e dall’associazione Titano. Nella lunga lettera inviata per Pec al Prefetto e al Ministro dell’Interno si fa riferimento ad un’ulteriore illegittimità che risulterebbe nella delibera del Consiglio direttivo dell’Ati,  n. 11 del 24.09.2019, che esprime parere favorevole nei confronti dell’ATI  al riconoscimento della sussistenza dei requisiti ex art. 147 bis d.lvo 152/2006 a beneficio di 8 comuni su 17. In tale delibera, le due associazioni denunciano che “è stata assunta in favore fra gli altri del Comune di Santa Margherita Belìce, il cui sindaco è fratello del presidente del Consiglio direttivo dell’ATI idrica”. Le due associazioni evidenziano che “per tale condizione di stretta parentela, fra uno dei membri del Consiglio direttivo, peraltro il presidente, ed il rappresentante legale di uno dei Comuni beneficiari del parere favorevole, il presidente del Consiglio direttivo, in forza di detta relazione di stretta parentela, avrebbe dovuto astenersi dal prendere parte alla discussione e votazione del parere favorevole con riguardo al Comune in questione”.

La situazione dell’ATI è abbastanza complessa e turbolenta. Forse, merita maggiore attenzione da parte della Autorità preposte al rispetto della legalità.

Filippo Cardinale

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