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“OCCORRE QUALCOSA DI PIU’ DI UN ACRONIMO POLITICO”. Un lettore ci scrive, contribuendo al dibattito politico cittadino

Un nostro lettore ci ha inviato una lettera , partecipando al dibattito che il nostro giornale suscita. Considerazioni che pubblichiamo volentieri e che dimostrano che il nostro giornale riesce a creare quel Forum che ci siamo proposti. La nostra redazione è impegnata, più volte al giorno, con lettere che provengono dai nostri lettori, alle quali diamo regolarmente e puntualmente risposta.

 

Egregio Direttore, seguo giornalmente il suo quotidiano online ed ho molto apprezzato il suo ultimo editoriale sulle prossime elezioni amministrative, così come ho avuto modo di condividere molte delle osservazioni fatte da Vito Miceli. Non Le nascondo, da semplice cittadino ma anche da critico osservatore dei fatti politici, che sono molto preoccupato per le sorti che avrà questa che è diventata la mia città, dove risiedo da oltre 40 anni e dove vorrei che crescessero e vivessero anche i miei figli.

Non v’ è dubbio che negli ultimi anni la città sia diventata di fatto” barbara” e sia caduta in una profonda regressione, non solo politica, ma soprattutto sociale, culturale ed ora anche economica. Seppure esistano tante associazioni e movimenti animati da princìpi e propositi puristi e trasparenti non possiamo far finta di niente davanti alle pietose condizioni in cui versa Sciacca; il rischio che corriamo è quello di abituarci a vederla come se fosse stata bombardata (perdite idriche, strade sconnesse, degrado e inciviltà ovunque) ed il rischio che si palesa è quello di affidare il destino della città ad una rozza accozzaglia di speculatori e traffichini della peggiore specie.

Temo che dopo il sacco della città avvenuto negli anni sessanta-settanta ( i palazzacci del centro storico ne sono un fulgido esempio) adesso, con la scusa delle “fonti rinnovabili”, formidabili speculatori hanno già stravolto il nostro orizzonte con mastodontiche pale eoliche che rimarranno ai posteri anche quando , tra pochi anni, l’eolico sarà una fonte superata; quegli stessi speculatori stanno estirpando oliveti ed agrumeti per impiantarvi impianti fotovoltaici il cui smaltimento sarà a carico delle future generazioni; imprenditori con sponsor politici propinano alle porte della città centrali a biomasse le cui polveri sottili ( ovviamente e rigorosamente nei limiti di legge) ricadranno su di noi e sui nostri figli con le inevitabili conseguenze in termini di costi sanitari e sociali che, ovviamente, scopriremo solo tra qualche decennio; ciò senza tralasciare le società con sede in paradisi fiscali che vogliono fortemente sfruttare le risorse petrolifere del nostro mare e la geotermia del nostro suolo.

In previsione delle elezioni amministrative, comincio a pensare che occorra qualcosa di più di un acronimo politico per salvare la nostra città e che, forse, è proprio dalle sigle politiche (e da chi ci sta dietro) che la società civile dovrebbe salvare Sciacca.

Caro Lettore, condivido la preoccupazione per il futuro della nostra città e per l’identità che essa deve assumere. Purtroppo, l’effimemro sembra prevalere, e la città trasmette un’immagine culturale certamente non all’altezza della sua storia. Il periodo che attraversiamo non è felice. Tutt’altro. E’ assai delicato. Ho scritto di recente che Sciacca è malata, ma è ancora guaribile.

Non è solamente la classe politica che deve somministrare le medicine. Occorre che la “società civile” assuma le proprie responsabilità. In primis quella di evitare il populismo e minacciando di non andare a votare. E’ questa la soluzione più vicina agli effetti del detto che “per fare un dispetto alla moglie, si castra”. No. L’elettore deve essere consapevole dell’arma del voto e deve usarla usarla con serietà e responsabilità. Il voto è necessario che sia indirizzato su persone capaci e meritevoli di governare la nostra città. Non può essere offerto, certamente, per meri e futili motivi di “vicinato”, di “lontana parentela”, o altra roba del genere. Una classe dirigente e politica è il frutto delle nostre scelte. Cominciamo noi, della società civile, a cambiare cultura.

Filippo Cardinale

 

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