Il Prefetto ha assunto la decisione in seguito ad un’indagine suppletiva effettuata dalla Dia di Agrigento. Attività che ha integrato le precedenti informative che non avevano prodotto il diniego della certificazione antimafia. Trentasei pagine  che ribaltano i precedenti esiti amministrativo-giudiziari e hanno indotto il Prefetto a negare la certificazione antimafia.

Periodo assai complicato per la Girgenti Acque poiché oltre alla certificazione antimafia interdittiva ha di fronte una delicata e difficile inchiesta giudiziaria condotta dai pubblici ministeri Salvatore Vella, Alessandra Russo e Paola Vetro.

Indagine nella quale sono coinvolti oltre settanta indagati tra cui l’ex prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, finito sotto indagine proprio per aver concesso la certificazione nel 2015 e, tra gli altri, Angelo Alfano, padre dell’ex ministro agli Esteri, nonchè l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e ancora politici, avvocati e giornalisti. In questa indagine, i reati ipotizzati sono tra gli altri, associazione per delinquere, truffa, corruzione, riciclaggio e inquinamento ambientale

Solo una dichiarazione telegrafica da parte del presidente di Girgenti Acque, Marco Campione: “E’ cominciato un altro calvario”. Adesso è compito degli avvocati della società idrica contrastare, nelle sedi opportune, il grave provvedimento del Prefetto.

L’Ati non ha mai predisposto un piano B, cioè l’alternativa a Girgenti Acque, per la gestione del servizio vitale per la popolazione. E’ un problema enorme e l’interdittiva antimafia del Prefetto apre orizzonti ravvicinati che assurgono a emergenze e priorità. Un fatto è l’ipotesi della risoluzione contrattuale per inadempimenti, strada portata avanti dall’Ati ma che ancora oggi non ha prodotto risultati concreti; un altro fatto, di assoluto rilievo, è il fatto che la Girgenti Acque è priva di certificato antimafia. La mancanza di tale documento renderebbe impossibile l’operatività della società idrica.