Messina con i panni del costruttore: “Non c’è più tempo da perdere, Sciacca in un degrado mai visto”

SCIACCA- “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”. La frase di Tito Livio, tuoneggiata nel corso del funerale del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso dalla mafia, dal cardinale Pappalardo e rivolta i politici presenti in chiesa, oggi calza con il quadro di disastro in cui versa la città. Il cardinale Pappalardo, per essere chiaro, tradusse anche in italiano, “mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici! E questa volta non è Sagunto ma Palermo. Povera Palermo!”

Povera Sciacca. Già, perché ad essere espugnata dall’incuria, dalla inefficienza, dal pressapochismo, è Sciacca. Ignazio Messina, stavolta, si presenta al giudizio della gente non come distruttore (il 1993 l’Italia era sotto la scure di “Mani pulite”) ma come costruttore. L’enfant prodige che a soli 29 anni (nel 1993) vinse le elezioni, ribaltando la controffensiva di un sistema ancorato alla prima Repubblica (le versioni successive non hanno certamente brillato), rompe gli indugi con UN suo impegno diretto mentre la politica saccense discute.

Del resto, c’è chi aspetta la decisione dell’attuale sindaco che non arriva e tiene il Pd sul binario morto, c’è chi aspetta quale nome di candidato sindaco esca dal centrodestra che sembra sotto gli effetti devastanti del famoso mojito del Papeete, che oscurò la lucidità del leader della Lega, c’è chi assume consapevolezza che da soli è impresa ardua. Insomma dum consilitur…. Sciacca va sempre più ad una incontrovertibile deriva.

“Oggi vedo un degrado mai visto, una città che vive la più grande crisi economica-sociale-culturale di tutta la sua storia”, dice Messina parlando ai giornalisti al centro della piazza Scandaliato e guardando l’ex palazzo dei gesuiti.

Vedere lo stato in cui è ridotta Sciacca, in verità, non richiede buona vista, né buoni occhiali. Anche la buio si percepisce il degrado.

Scendere in campo senza più “perdere tempo” per Messina diventa “fondamentale per tutti coloro che hanno a cuore la città e che hanno competenze”. L’idea di Ignazio Messina si fonda sull’elemento “valore” e “non di colore”. Ecco che “l’obiettivo diventa civico”, collocando “gli interessi della città prima degli interessi dei partiti” e restituendo a Sciacca “la centralità persa”.

Più che competenze partitiche, Messina è alla ricerca di “competenze professionali” che sono la base della sua idea. Idea politica che non esclude ma che include. Include tutti gli uomini di buona volontà. Messina ha interloquito con tutti (anche con Mizzica) illustrando l’idea di una amministrazione che “abbia due livelli. Il primo è quello di riportare la città alla sua normalità; il secondo è quella della programmazione”. Ecco che serve “uno staff di professionisti in grado di avere una visione di futuro della città, coinvolgendo le migliori professionalità”.

Un progetto aperto “a chi si mette a disposizione della città per far parte di un gruppo di progettazione”, un gruppo che abbia un’idea per renderla realizzabile. Un gruppo che abbia collegamenti con i ministeri, con la Regione, con l’Europa, per far finanziare progetti credibili per proiettare la città in una visione certa, solida, di vero sviluppo”. Ecco perché “non c’è più tempo da perdere” ed ecco perché è inutile che i politici stiano in una segreteria, o in un sottoscala, per discutere giornate intere su chi deve fare l’assessore, il vicesindaco”.

Ma serve anche “far funzionare la macchina amministrativa-burocratica trasformandola “in un supporto per il cittadino e non in uni ostacolo”.

Un’idea, quella di Messina “che ponga fine al perollismo e al lunismo (il famoso caso di Sciacca). E’ inutile litigare ma è utile collaborare a supporto del territorio”.

“Questo ho chiesto ai miei interlocutori- spiega ancora Messina- e se vogliono farlo, da parte mia trovano disponibilità”. L’idea di Messina sottintende dei limiti. La sua non è un’idea di assoluzione di peccati, ma è chiaro che peccatori gravi hanno bisogno di un lungo periodo di purgatorio.

Filippo Cardinale

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