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MAFIA, IN MANETTE 8 ELEMENTI DI SPICCO DELLA FAMIGLIA DELL’ARENELLA

La DIA di Palermo questa mattina con l’operazione White Shark ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il locale Tribunale nei confronti di otto soggetti, ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione mafiosa, estorsione aggravata in concorso, intestazione fittizia aggravata ed altro. Sette di essi sono stati tradotti in carcere; per uno è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari. Gli indagati sono ritenuti organici ovvero contigui alla famiglia mafiosa dell’Arenella-Vergine Maria di cosa nostra di Palermo.

Il Giudice ha accolto la richiesta avanzata dalla Procura Distrettuale di Palermo (Procuratore Aggiunto Dr. Salvatore De Luca e Sostituti Dr.ssa Amelia Luise e Dr.ssa Laura Siani), la quale, concordando sulle risultanze investigative e sulla univocità e gravità degli elementi probatori acquisiti, aveva riconosciuto la fondatezza degli indizi raccolti dal Centro Operativo della DIA di Palermo nel corso delle indagini.

Quattro dei provvedimenti eseguiti riguardano esponenti della famiglia Scotto: i tre fratelli Gaetano, Pietro, Francesco Paolo nonchè Antonino, figlio del precedente.

Le investigazioni, condotte con tradizionali metodi investigativi, hanno orbitato principalmente intorno a Gaetano Scotto , il fratello Francesco Paolo ed ai loro familiari.

Fin dai primi elementi raccolti era possibile constatare come  Gaetano Scotto, subito dopo l’uscita dal carcere, avesse ripreso la guida della famiglia mafiosa dell’Arenella, una delle più rappresentative del mandamento di Palermo-Resuttana, capeggiato dai fratelli Madonia. Le attività tecniche di ascolto, corroborate da servizi di osservazione dinamica sul territorio, hanno consentito di ricostruire, nonostante tutte le cautele e le accortezze poste in essere da SCOTTO, la complessa ed articolata rete relazionale dallo stesso dispiegata nonchè le dinamiche interne al sodalizio mafioso di riferimento.

Nonostante il ricorso ad un atteggiamento prudente, dalle acquisizioni d’indagine la DIA poteva confermare un progressivo e cauto reinserimento di Scotto nel suo quartiere all’indomani della scarcerazione, con il pieno recupero del suo ruolo e della sua autorità all’interno di cosa nostra. Scotto dimostra di essere il referente per la risoluzione di ogni tipo di problema prospettatogli dalla popolazione del quartiere; ha il pieno controllo delle attività economiche che vi vengono esercitate; organizza e coordina le attività estorsive; mantiene rapporti con esponenti di altre famiglie mafiose; sostiene i parenti degli affiliati detenuti.

Attraverso un’oculata e sagace gestione della “propria famiglia di appartenenza”, Scotto, secondo la Dia, è tornato ad occupare quel ruolo di vertice in realtà mai abbandonato negli anni, poichè  gestito, in sua assenza, sia dai fratelli Francesco Paolo e Pietro, sia da altri uomini d’onore, fedeli alla sua persona, che hanno retto il sodalizio mafioso durante la sua assenza.

L’attività investigativa svolta dalla DIA con il coordinamento della Procura Distrettuale di Palermo ha consentito di provare la posizione direttiva in ambito criminale di Gaetano Scotto attraverso i suoi rapporti con soggetti italo-americani, rappresentanti delle più potenti famiglie di cosa nostra d’Oltreoceano, già oggetto di indagini da parte di F.B.I. e D.E.A..

Le indagini della DIA hanno permesso di evidenziare, inoltre, un importante spaccato sulla gestione delle concessioni e sul controllo di alcune attività imprenditoriali nel corso degli anni da parte della famiglia dell’Arenella, in grado di “autorizzare ed indirizzare” l’apertura di imprese commerciali e la gestione del commercio ambulante.

Il carisma di cui gode Gaetano Scotto all’interno di cosa nostra palermitana, lo hanno portato ad essere influente nei riguardi di altre famiglie mafiose, anche se appartenenti a mandamenti diversi.

La DIA ha proceduto altresì al sequestro preventivo del White club, un pub alla moda situato in via cardinale Guglielmo Massaia n. 7, cioè all’interno del rimessaggio “Marina Arenella” di Palermo.

 

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