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Mafia del Belìce, in appello chieste le conferme delle condanne

BELICE. Il procuratore generale della Corte d’appello di Palermo e i legali delle parti civili nel processo d’appello ai 14 imputati del procedimento di mafia «Anno Zero» (che si celebra con il rito abbreviato) hanno chiesto la conferma delle condanne inflitte in primo grado (novembre 2019). L’operazione “Anno Zero” scattò all’alba del 19 aprile 2018. Nell’inchiesta, è emerso l’interesse del clan anche nel settore delle scommesse on line, oltre ai reati di associazione mafiosa, estorsione e danneggiamenti.

Il Gup del Tribunale di Palermo, Cristina Lo Bue, inflisse complessivamente 143 anni di carcere. La pena più severa (19 anni e 4 mesi) fu per il campobellese Vincenzo La Cascia, di 73 anni, mentre a 18 anni e 4 mesi fu condannato il suo compaesano Raffaele Urso, detto “Cinuzzo”, di 62. Entrambi considerati due boss di primo livello negli organigrammi di Cosa Nostra belicina, capeggiata dal superlatitante Matteo Messina Denaro.

A 15 anni, invece, è stato condannato Nicola Accardo, 56 anni, ritenuto il capomafia di Partanna.  Condanna a 12 anni al 57enne campobellese Filippo Dell’Aquila e al 51enne partannese Antonino Triolo, 11 anni e 4 mesi ai castelvetranesi Giuseppe Paolo Bongiorno, di 33 anni, e Giuseppe Tilotta, di 59, 11 anni a Calogero Guarino, 52 anni, anche lui di Castelvetrano, 10 anni e 8 mesi al 43enne Leonardo Milazzo, castelvetranese, 8 anni e 4 mesi al campobellese Andrea Valenti, di 69 anni, 8 anni al mazarese Angelo Greco, di 52 anni, 3 anni e 4 mesi al 49enne campobellese Mario Tripoli, assolto però dall’accusa di associazione mafiosa, e 2 anni e mezzo al 36enne castelvetranese Bartolomeo Tilotta, imputato per favoreggiamento.

Per alcuni di loro, assoluzione per qualche capo d’imputazione. In primo grado è stato assolto il 42enne castelvetranese Giuseppe Rizzuto, era accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra.

Oltre alle condanne,  ad eccezione di Mario Tripoli e Bartolomeo Tilotta, anche il versamento, in solido, di 18 mila euro, come risarcimento danni, alla parte civile Pasquale Calamia, ex consigliere comunale del Pd a Castelvetrano, che tra il 2008 e il 2013 subì alcune intimidazioni.

Risarcimenti (10 mila euro a titolo provvisionale) anche per i Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara, anche loro parte civile, come Sicindustria, Antiracket Trapani, Centro “Pio la Torre”, “La verità vive” di Marsala, Codici Sicilia, Antiracket Alcamese e Centro “Pio La Torre”. Per loro, 3 mila euro ciascuno.

 

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