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LA CAPACITA’ DEL BIODIGESTORE A SCUNCHIPANI E’ 10 VOLTE SUPERIORE AL COMPOSTAGGIO DELLA SOGEIR

Mario Di Giovanna

La realizzazione dell’impianto biodigestore in contrada Schunchipani (ex complesso del consorzio enologico Kronion) da parte di Moncada Energy Group ha aperto in città un dibattito e, soprattutto, preoccupazioni anche in relazione del fatto che del progetto nulla si sa, nè in generale, nè in dettaglio. Il comitato dei cittadini che operano e vivono nella ampia zona che rappresenta un polmone verde e di produzioni agricole di qualità, oltre alla presenza di attività ricettive, fa pressioni all’Amministrazione comunale per comprendere la portata delprogetto, i costi e i  benefici, ma soprattutto se vi siano controindicazioni sulla salute dei cittadini.
Abbiamo intervistato l’ingegnere Mario Di Giovanna, noto (non solo in città) per la sua preparazione professionale e per le sue battaglie, molte vinte, contro l’assalto al Mediterraneo di piattaforme petrolifere.
Ingegnere Di Giovanna, in città c’è curiosità mista a preoccupazione sull’annunciato progetto per la realizzazione dell’impianto biodigestore in contrada Scunchipani. 
“Premesso che senza il progetto è molto difficile capire cosa Moncada abbia intenzione di aprire a Sciacca possiamo però restringere il campo. Dal sito della Moncada Energy Group leggiamo che “è stato realizzato” a Sciacca un biodigestore che a breve entrerà in funzione. Tale digestore ha una capacità dichiarata di 500 sm3/h di biometano.
Questo numero è particolarmente importante perché individuato dalla legge per l’autorizzazione semplificata (PAES)”.
Cioè, vi è un iter autorizzativo che segue un percorso diverso? 
“Questo tipo di autorizzazioni coinvolgono la Regione e solo incidentalmente il Comune per aspetti squisitamente urbanistici attraverso la SCIA. Il gruppo Moncada dichiara di avere già realizzato l’impianto quindi, a meno di imprecisioni riportate nel sito, si presuppone che la procedura PAES e la SCIA siano già state presentate anche se al momento non si ha riscontro di ciò. Si puntualizza a proposito che le ricerche sui siti regionali sono state infruttuose a causa dell’inaccessibilità delle sezioni apposite”.
Che tipo di impianto sarà quello previsto in contrada Scunchipani, almeno secondo i dati che sono emersi?
“Navigando senza riferimenti documentali, quindi con tutte le approssimazioni ed incertezze del caso, possiamo solo ipotizzare il tipo di impianto proposto o realizzato.
Normalmente gli impianti biodigestori che producono gas sono degli impianti che processano materiale organico di vario tipo come ad esempio i rifiuti umidi differenziati da frazione organica, sfalci e potature, deiezioni animali, sottoprodotti impianti di depurazione, carcasse animali e scarti di macellazione in genere, etc.
Questi vengono, dopo un primo trattamento di vagliatura e macinatura, avviati ad un digestore anaerobico che non è altro che una grande vasca o una serie di grandi vasche dove i rifiuti organici vengono digeriti in ambiente privo di ossigeno”.
E dunque cosa accade?
“Si produce gas ricco di metano ed anidride carbonica che può essere bruciato sul posto per generare energia elettrica o trattato e immesso in rete. “Digestato” che, nella frazione solida, viene avviato ad un processo aerobico, simile al normale compostaggio, per diventare compost mentre la frazione liquida viene normalmente riutilizzata all’interno dell’impianto o avviata in fognatura”.
Che quantità sono prospettate?
“La quantità di materiale organico che può essere trattato da un impianto da 500 smc/h dipende moltissimo dalla tipologia dello stesso, quindi possiamo fare solo delle ipotesi.
Per avere un ordine di grandezza mi riferirò ad un impianto di 500 smc/h realizzato in provincia dell’Aquila.
Tale impianto è capace di processare  circa 77.000 tonnellate di rifiuti organici l’anno, composte da FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani) e da sottoprodotti zootecnici ed agroindustriali.
Per avere un ordine di grandezza l’impianto di compostaggio attualmente esistente a Sciacca è capace di processare 40 tonnellate/giorno di materiale organico per un valore limite di 15.000 tonnellate/anno.
Se venissero confermati questi numeri, che si ripete sono delle supposizioni basate su analogie, l’impianto potrà processare non solo i rifiuti i Sciacca ( 6.900 t/anno a regime, fonte piano ARO) ma potrà avere una dimensione provinciale o addirittura regionale avendo una capacità di dieci volte maggiore del fabbisogno di Sciacca”.
 
Che tipo di problemi può dare al territorio un impianto del genere?
“Intanto dipende tantissimo dal tipo di processo, dal materiale organico in ingresso, dal tipo di lavorazioni che si faranno in situ etc. In linea di massima un dei problemi più gravi è il cattivo odore che può generare nelle varie fasi del processo. Le fasi più critiche sono: l’approvvigionamento con gli autocompattatori; il cattivo odore dipende molto dal numero degli stessi e dalla tipologia di rifiuti organici trasportati; lo stoccaggio e pretrattamento. Dipende dal tipo di processo, se in continuo o in batch (a partite), dalle quantità stoccate, dal tempo  e dalla modalità di deposito (all’aperto?); nella fasi di digestione e trattamento del biogas ( è  la fase più controllabile, dei buoni filtri possono mitigare molto le esalazioni); digestione aerobica/compostaggio”.
Facciamo un esempio?
A mero titolo d’esempio l’impianto di compostaggio di Sciacca, che ha una capacità molto più piccola dell’impianto preso in esame, emana cattivo odore per un raggio di alcuni chilometri.
Altri possibili fonti di inquinamento/problemi per il territorio possono derivare dalla generazione elettrica e dal traffico generato dagli autocompattatori (parecchie migliaia/anno). Si consideri che il FORSU ha un peso specifico medio di 0,5 tonn/mc e che, presupponendo l’utilizzo di autocompattatori da 25 mc, si avrebbero circa 6.200 veicoli l’anno).
Cosa è necessario che l’Amministrazione comunale e il Consiglio comunale facciano?
“Bisogna studiare il progetto per capire effettivamente il tipo di processo che verrà fatto nell’impianto in fase diavviamento e quindi le potenziali conseguenze sul territorio.
Non si può però fare a meno di sottolineare l’assoluta irragionevolezza di una procedura semplificata che può permettere l’installazione di impianti che possono avere un impatto significativo nel territorio in zona agricola con vocazione residenziale e turistica, senza un preliminare vaglio da parte dell’amministrazione comunale e dei cittadini coinvolti”.
Filippo Cardinale
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