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La legge elettorale, un errore di sistema. Sminuita la potestà del consigliere comunale

SCIACCA. Al di là dei profili giuridici, che pure sono rilevanti per tutto quello che questo giornale ha scritto nei giorni scorsi, ed al di là dell’innegabile efficienza dimostrata dall’Amministrazione Regionale nei confronti del Consiglio Comunale della Città di Sciacca – ossia dell’Organo legittimato dal voto popolare per esercitare un ruolo di controllo sull’attività del Sindaco e della Sua Amministrazione -, deve però essere fatta una riflessione che prescinde dall’esito giurisdizionale, sia cautelare di oggi, sia di merito tra diversi mesi, per sottolineare quelli che a mio parere sono i limiti, ormai conclamati, di una legislazione troppo sbilanciata in favore degli esecutivi comunali.

L’elezione diretta dei Sindaci, fin dal 1993 anno della sua prima applicazione, ha mostrato come questi ultimi abbiano ritenuto da subito che l’investitura popolare diretta abbia dato loro una legittimazione uguale a quella dei regnanti, ossia la grazia di Dio e la volontà della Nazione, e li abbia messi al riparo non soltanto dalle azioni demolitorie, come accadeva quando il Sindaco era eletto dal Consiglio Comunale ed a questo, soprattutto alla sua maggioranza che era quella che lo aveva espresso, doveva rendere conto del suo operato con il rischio di una sfiducia che ne determinava la caduta immediata, ma anche dalle critiche politiche nel momento in cui l’indirizzo politico-amministrativo si discostava più o meno dal mandato che aveva ricevuto.

Tutta una susseguente legislazione, nazionale e regionale, si è poi fortemente incanalata in quest’alveo di primazia del Sindaco e dei suoi assessori (nominati), agevolando in ogni modo l’azione del governo locale anche costo di ridurre sempre di più gli spazi di azione dei Consigli Comunali, sia in termini di competenza per materia sia sui tempi concessi per le decisioni, e quindi gli spazi della democrazia rappresentativa, nella convinzione che l’ingovernabilità ed i ritardi delle azioni amministrative fossero sostanzialmente dovuti alla “precarietà” dei primi cittadini.

Il nuovo sistema non ha risolto anzitutto il problema delle maggioranze consiliari di sostegno all’azione esecutiva che, speculari per quanto previsto dal sistema elettorale al Sindaco stesso che ne è espressione, si dissolvono anch’esse lasciando un serio problema di democrazia, ossia quello dei Sindaci che devono governare, o meglio galleggiare, in minoranza, invocando volta per volta una “responsabilità” dei consiglieri comunali che non lo hanno votato.

Abbiamo pure visto negli anni come nonostante le sanzioni previste, quasi esclusivamente per i Consigli Comunali, l’efficienza e l’efficacia della azione amministrativa delle Amministrazioni Comunali non siano cambiate gran che in meglio, dal momento che le situazioni di dissesto e di predissesto sono aumentate a dismisura, e probabilmente sono anche più di quelle esplicitate, ben potendosi giostrare su una gestione dei numeri, così come le gestioni dei problemi tecnici, dei servizi sociali e di altri aspetti amministrativi e gestionali non siano affatto migliorate.

Se non fosse stato per un minimo di difesa compiuta dalla giurisprudenza, specialmente amministrativa, che in qualche modo ha statuito che le norme riduttive della potestà dei Consigli Comunali devono essere considerate tassative e di stretta interpretazione specialmente quando contemplano misure drastiche che incidono sulla legittimazione popolare, la situazione oggi sarebbe ancora peggiore.

Io credo, ma il mio pensiero vale solo per me stesso, che forse sia giunto il momento che la classe politica regionale e nazionale si fermi a riflettere quanto questa condizione di disvalore della funzione politica del Consigliere Comunale, primo approccio per chi vuole spendersi nella partecipazione, e si chieda che se questa non abbia inciso in qualche modo sul distacco dalla politica specialmente dei giovani. Quando dopo trenta anni ci si rende conto che quello che si è fatto forse non è il meglio, allora con semplicità bisogna riconoscere che è opportuno ridisegnare normativamente il sistema.
Alfredo Ambrosetti

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