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Le due anime dell’area museale del Fazello

SCIACCA. Il complesso monumentale Tommaso Fazello si arricchisce di tesori artistici. Una parte dell’edificio storico, adesso ben distinto dall’area scolastica, è dedicato alla cultura, all’arte. In modo più armonico rispetto ad un procedere iniziale che assumeva una navigazione senza rotta. Un percorso che non consentiva al visitatore una caratterizzazione che desse una giusta identità al contesto della città.

Con l’inaugurazione di ieri pomeriggio della Galleria Fazello si traccia un solco ben delineato. L’insieme dell’area museale del Fazello assume una connotazione ben definita nella quale si mescolano, senza stridere tra loro, aspetti della nostra Sciacca da raccontare. La sala dove sono esposti i cannoni in bronzo e in ferro e un centinaio di altri oggetti e armi recuperati dalla nave San Juan Parissona, naufragata nel gennaio del 1581 nelle acque di Cammordino a circa 300 metri da Coda della Volpe. Un recupero da parte del Circolo subacqueo Hippocampus.

Vi è anche la sala delle anfore, con una settantina di reperti di diverso periodo storico dal IV-V secolo a.C. al ‘500.

Due sale di interessanti reperti ma che, tuttavia, non tramandano l’identità della città. Cosa, invece, che assume forma e sostanza con la Galleria inaugurata ieri al cui progetto, voluto dal compianto Sebastiano Tusa, ha lavorato l’architetto Michele Benfari sin dal suo insediamento come Sopraintendente ai Beni Culturali di Agrigento.

Essa, infatti, racchiude e custodisce l’arte della nostra città,ma anche del suo limitrofo territorio. Arte che si materializza con l’arte pittorica, scultorea e ceramica.

Nella sala dell’arte della ceramica, spiccano tre prestigiosi pannelli maiolicati, tra cui il Fante con Alabarda, del 1608, autoritratto del grande maestro ceramista Giuseppe Bonachia detto il Maxarato. Nella stessa sala, le deliziose mattonelle figurate appartenenti al pavimento ceramico tardo-medievale, datato al 1496, della Chiesa di santa Margherita, opera dei maestri ceramisti Antonio Scoma e Pietro Francavilla. A queste opere si aggiungono albarelli, boccioni, cilindri, mattonelle, dai raffinati disegni e decorazioni, spesso figurati, e due targhe devozionali. Reperti databili dal XVII al XIX secolo. Si tratta di opere di Sciacca e Burgio, botteghe ceramiche legate da stili e maestranze comuni.

 

Nella seconda sala, dedicata alla pittura e alla scultura, domina la Sacra Famiglia di  Mariano Rossi e  una scultura di Madonna con Bambino in marmo, della fine del XV secolo, Ambito carrarese con influenze  lauranesche. Incantevole l’opera pittorica di Mariano Rossi, Addolorata, secondo quarto del XIX secolo. Si continua con il quadro raffigurante San Marco Evangelista, Ambito di Gaspare Testone.

 

Opere d’arte mai esposte al pubblico, il quale, non appena sarà aperta al pubblico la Galleria, vivrà le sensazioni penetranti e inebrianti che promanano dagli spazi espositivi. Il  visitatore respirerà l’arte in un modo assolutamente appropriato e adeguato. Un progetto che dona la giusta dimensione all’arte, dimensione che non si può improvvisare ma che richiede uno studio attento, una profonda preparazione, l’amore immenso per l’arte.

Filippo Cardinale

 

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