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La tempistica “perfetta” come un cerchio col compasso. La velocità di Musumeci a sciogliere la democrazia cittadina

SCIACCA. Vivendo in una Isola che ha partorito illustri letterati di fama mondiale, è ovvio che talune sfumature da palcoscenico abbiano riflessi su chi in questa meravigliosa Regione abita. In modo particolare, le sfaccettature pirandelliane trovano perfetto palcoscenico naturale nei personaggi della politica, della burocrazia.

Succede anche che la stessa Presidenza della Regione abbia una forte vocazione a contraddire se stessa. Spesso in modo eclatante compiendo dapprima un passo avanti per poi indietreggiare. Riesce, persino, ad autosmentirsi in modo solenne e ufficiale.

Viviamo la farsa anche a Sciacca con la sospensione del Consiglio comunale prima e lo scioglimento dopo. Due atti decretati dalla Regione; il primo per mano del dirigente generale (che veste abiti impropri sbagliando recita), il secondo per mano del Presidente della Regione.

Come è noto, Sciacca è priva di Consiglio comunale e al suo posto vi è il potere sostitutivo esercitato da apposito Commissario straordinario nominato da Nello Musumeci.

La Regione, in tempi eccezionalmente europei (spendesse così celermente i fondi europei che invece ritornano indietro!), il 4 novembre (con Decreto firmato dal dirigente generale dell’Assessorato delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica n. 371 del 4 novembre 2020) sospende il Consiglio comunale.

Con tempi mai registrati in Sicilia, il Presidente della Regione emana 20 giorni dopo il decreto di scioglimento del civico consesso. Tutti a casa tranne la Giunta. A casa pure gli 8 consiglieri che lo hanno votato e che sostengono il sindaco. Non solo votano a favore, ma subiscono la massima punizione con il cartellino rosso: espulsione. Neanche in Cina si sognano simili torture. Anzi, è il caso di dire che le purghe staliniane diventano persino confetti di valeriana rispetto ad una legge elettorale siciliana senza senso e contro ogni diritto alla autonomia di rappresentanza del ruolo di consigliere comunale.

Dura lex, sed lex. Ma in questo caso ci troviamo di fronte all’assurdo partorito dalla nostra classe politica che siede nel Parlamento siciliano: ci troviamo di fronte a una non legge.

Parte il ricorso al Tar a firma dei consiglieri Calogero Filippo Bono, Pasquale Bentivegna, Silvio Caracappa, Gaetano Cognata, Lorenzo Maglienti, Paolo Mandracchia, Salvatore Monte e Giuseppe Milioti. Il ricorso chiede l’annullamento del decreto di sospensione del Consiglio comunale dell’Assessorato alle Autonomie Locali (n. 371 del 4 novembre 2020 emesso dal Dirigente). Il ricorso viene integrato dagli avvocati dei ricorrenti per l’annullamento del conseguenziale decreto di scioglimento firmato dal lesto Nello. Tra le due date era stata fissata già un’udienza al Tar per decidere sulla sospensiva del decreto di sospensione. Il piè veloce di Nello non ha ritenuto manco di attendere la decisione del Tar. Via con il decreto di scioglimento (n. 622 del 30 novembre 2020) del Presidente della Regione, quello stesso personaggio lento sulla vicenda delle Terme.

Tenete bene in mente queste due date. Capirete il perché tra un pò. Ecco che entra in gioco il profilo farsesco della Regione. Tragicomico, grottesco. Fa e disfa.

La Regione considera la mancata approvazione del Consiglio comunale del rendiconto assimilabile alla mancata approvazione del bilancio.  Si lega, in buona sostanza, alla legge statale che equipara bilancio e rendiconto. Ma, siccome viviamo in Sicilia e godiamo dello Statuto Speciale e dell’autonomia legislativa su determinate materie, ecco che emerge la farsa, il fatto tragicomico. Fatto acclarato dalla firma dello stesso Nello, versione speed.

Il 3 dicembre 2020 – una data che è oltre il 4 novembre e di poco dopo il 30 novembre, quando ormai prima il dirigente regionale dell’assessorato alle Autonomia Locali e poi il lesto presidente della Regione, Nello Musumeci, firmano i decreti di sospensione prima e scioglimento del Consiglio comunale dopo – esce dalle stanze giuridiche dell’Ufficio Legislativo e Legale della Regione un parere su un ricorso straordinario presentato al Presidente della Regione da ex sindaco e consiglieri del Comune di Siracusa. La sostanza è uguale: la mancata approvazione del rendiconto di gestione e il conseguente scioglimento del Consiglio comunale. Tutti i lettori capiranno che un parere dell’Ufficio Legislativo e Legale della Regione non può essere partorito durante la pausa pranzo. Va studiato, richiede tempi.

Dunque, per il caso di Sciacca il lesto Nello Musumeci scioglie il Consiglio comunale di Sciacca esattamente dopo appena 26 giorni dal decreto di sospensione firmato dal dirigente dell’assessorato. A Siracusa sono trascorsi diversi mesi, invece. Se a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca- e il divo Giulio la sapeva lunga -allora sorge un dubbio che certamente sarà lo stesso lesto Musumeci a spiegare ai suoi elettori e referenti saccensi.

Ma cosa accade di importante lo scorso 3 dicembre? Dall’Ufficio Legislativo e Legale della Presidenza della Regione, con protocollo 2773, viene partorito un parere indirizzato all’eccellentissimo Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana. Il parere si riferisce al caso del Comune di Siracusa, ma equivale a quello di Sciacca. Ieri abbiamo scritto un apposito articolo con la pubblicazione anche del parere.

Con tale parere, la stessa Regione, attraverso il suo organo consultivo in materia legislativa e legale, spiega in modo chiaro e senza tornanti di linguaggio giuridico astruso, che il ricorso presentato appare fondato ed accoglibile.  

Due sono le cose. O si è fatto prestissimo, con piedi più veloci di quelli del grande Mennea, emettendo i decreti prima del 3 dicembre, cioè 3 giorni prima dell’ufficializzazione del parere dell’Ufficio Legale e Legislativo, e quindi chiudere con velocità supersonica la “questione Sciacca” (con la precisione di valenti artigiani che, vestendo il  grembiulino professionale, hanno impugnato il compasso per chiudere in modo preciso il cerchio), oppure il super Nello Musumeci è all’oscuro di ciò che gli sta attorno, pur sapendo che tra il decreto di sospensione e quello di scioglimento era fissata un’udienza al Tar per la sospensiva dell’atto.

Non ha ritenuto istituzionalmente cortese attendere l’esito del Tar sulla sospensione e poi decidere sul decreto di scioglimento. Ma ancor prima, il lesto Nello Musumeci -lento solo con le Terme di Sciacca- non ha atteso il parere dell’Ufficio Legislativo e Legale della Presidenza della Regione sul ricorso straordinario presentato alla Presidenza della Regione da consiglieri comunali del Comune di Siracusa proprio contro lo scioglimento del Consiglio comunale per la mancata approvazione del rendiconto di gestione.

La politica, invece di parlare del nulla, occupi più tempo a legiferare. A riempire  vuoti normativi come quello del rendiconto. Ma soprattutto a correggere una legge cinese per cui non solo toglie autonomia e libertà al consigliere comunale di votare secondo coscienza senza essere “minacciato” da leggi punitive, ma mutila severamente e ingiustamente anche quegli 8 consiglieri comunali della coalizione del Sindaco che quel rendiconto hanno approvato e si ritrovano in quarantena, non per cause di emergenza sanitaria ma a causa della politica sempre più farsesca e tragicomica.

Una mutilazione che hanno assorbito con passivo silenzio e senza lamentarsi, senza avvertire l’esigenza di unirsi al ricorso per tutelare non solo la loro dignità di consiglieri comunali ma anche la loro rappresentanza rispetto agli elettori che li hanno votati.

Filippo Cardinale

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