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Italia Viva rompe definitivamente con la Valenti e pensa ad una aggregazione moderata, liberale e civica senza gli estremi

SCIACCA.  Diciamolo sinceramente: per una volta il linguaggio politichese di Nuccio Cusumano è stato facilmente traducibile senza equivoci: con Francesca Valenti le strade di separano definitivamente senza che ci sia la possibilità di un ipotetico casello di rientro in autostrada.

Gli interventi dapprima dei consiglieri comunali Ambrogio, Guardino e Ruffo, poi quello conclusivo di Cusumano, hanno reso chiaro il concetto alla platea formata da dirigenti e simpatizzanti. Con il sindaco Francesca Valenti non vi è più possibilità di ritessere un telo già strappato irreparabilmente. “Un’Amministrazione che ha portato la città sull’orlo del precipizio”, chiosa Gianluca Guardino, mentre per Cusumano si è al cospetto “del buio oltre la siepe”.

Il pomeriggio di ieri è servito a Italia Viva per ricaricarsi dopo il lockdown e la pausa estiva, per accrescere la spinta ad uno slancio per uscire “dalle negative dinamiche amministrative della nostra città” (parole di Guardino). Una determinazione alla chiusura definitiva di ogni possibilità di ricomposizione che deriva, per Guardino, “dall’analisi oggettiva che evidenzia scelte compiute da pochi e che hanno sgretolato l’attività amministrativa”. Guardino attacca il sindaco,ma anche il Pd “Dalla coalizione vi è stata una forte disattenzione nei nostri confronti e in questi tre anni vi sono stati dei passaggi che hanno fatto si che punti importanti del programma sono rimasti disattesi”.  E per evitare ogni dubbio, Guardino sottolinea: “Oggi, non ci sono più le condizioni per sostenere l’Amministrazione Valenti”.

Chiaro come Santa Chiara di Napoli. 

Non sono stati, quelli di ieri, interventi a compartimenti stagni.  Vi è stata un sequela che si è esplicitata nello stesso luogo e nello stesso tempo. Dunque, nessun spazio a interpretazioni svariate se non prendere atto di un unico messaggio: la rottura è sancita. Né solitarie interviste che spesso hanno creato più confusione che altro.

Cusumano, dopo aver aperto il ventaglio sullo sfondo nazionale e regionale, lo ha chiuso su quello locale. Ha rimarcato “la mancanza del physique du rôle del capo dell’Amministrazione che ha male interpretando lo spirito dell’elezione diretta del sindaco”. Un sindaco “privo del necessario spirito di coordinamento e che, di fatto, ci ha incomprensibilmente relegato all’angolo. Abbiamo aspettato, inutilmente, un rinsavimento che non è arrivato”. Cusumano ha parlato di “una sorda deriva alla solitudine” del sindaco in cui è complice una parte del Pd. Quale? Il riferimento al deputato Michele Catanzaro è palese.

Cusumano dipinge un futuro prossimo “sul quale fare convergere le forze moderate, liberali, produttive, della società civile e dell’associazionismo”. Le mosse sullo scacchiere sono iniziate ma per Cusumano, “il confronto non può avvenire con la destra”. Il riferimento esclude l’ipotesi di dialogo con il leghismo di Salvini. In buona sostanza, Cusumano ieri ha tagliato le ali estreme. E considera “di estremo egoismo” anche quella parte del Pd che fa capo al deputato Michele Catanzaro, “che con una minima rappresentanza ha monopolizzato a se tutto il potere dell’istituzione cittadina”.

Infine, Cusumano, rispetto ai due anni mancanti alla fine del mandato sindacale e consiliare, non preclude la possibilità di una nuova mozione di sfiducia, ma “non saremo certamente noi a presentarla”. Insomma, anche su una eventuale seconda mozione di sfiducia, Italia Viva stavolta la voterebbe, ma attende la mossa altrui.

Le prossime sedute consiliari saranno uno specchio. Se seguiterà ancora il gioco delle parti, delle strategie delle assenze, delle irresponsabilità, oppure si intravederà un’azione corale che di fatto esalta ancora di più la residuale maggioranza ferma al palo con 7 consiglieri. Sarà un preludio verso la possibilità di staccare la spina e pensare a nuove elezioni anticipando i tempi.

Filippo Cardinale

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