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IMPOSTA SOGGIORNO A MENFI, GLI OPERATORI TURISTICI: “NO AD AUMENTI DAL 60 AL 400%”

Diciotto operatori turistici che operano sul territorio di Menfi non gradiscono l’aumento vertiginoso dell’imposta di soggiorno e scrivono al Presidente del Consiglio comunale e ai consiglieri. Ma non gradiscono anche che su un tema così importante che riguarda gli operatori del turismo non si sia ritenuto utile coinvolgere i stessi.

Nel prossimo Consiglio comunale sarà discusso il punto “Dibattito politico sulle tariffe dell’imposta di soggiorno 2019 e sull’avvio delle procedure del bilancio
partecipativo 2019”. Gli operatori turistici chiedono che il punto venga “trattato con la massima trasparenza in una adunanza aperta”.

Insomma, gli operatori turistici “che con il loro lavoro riescono a far produrre questa imposta e che faticano da anni per lo sviluppo turistico del territorio” vogliono far sentire le loro esigenze e idee.
“Certo- scrivono nella lettera-  è strano che chi ci amministra possa procedere a definire aumenti, variabili e discrezionali dal 60% al 400%, dell’imposta di soggiorno, senza sentire minimamente l’esigenza di concertare tali aumenti con coloro che riescono, con la loro fatica giornaliera, a innescare un procedimento
virtuoso con benefici per tutta la collettività”.

Gli operatori turistici, inoltre, chiedono al Presidente del Consiglio comunale di porre all’ordine del giorno anche la modifica del Regolamento comunale relativa all’imposta di soggiorno e del Regolamento della consulta per il turismo.

Una modifica del regolamento che riscriva “più puntualmente il punto 9 dell’articolo 5 del regolamento Imposta di soggiomo per precisare che la Giunta , al fine di non stravolgere quanto deliberato dal Consiglio comunale; definire una percentuale di aumento identica per tutte le categorie di strutture ricettive rispettando il vincolo massimo definito all’articolo 4, comma 1, primo periodo del D.lgs. rt.231201,1, con la puntualizzazione che eventuali aumenti per un certo anno devono essere deliberati entro il 31 dicembre dell’anno precedente”.

Chiedono, tra l’altro, “la scadenza del 31 marzo dell’anno successivo entro la quale l’assessore al turismo deve relazionare prima alla consulta e poi in consiglio comunale sugli introiti percepiti dal comune e sulla conformità della destinazione di dette somme a quanto indicato dalla consulta per il turismo; di rendere obbligatorio e più puntualmente definito l’utilizzo dell’imposta da parte dell’amministrazione comunale per evitare che la stessa sia dispersa nel calderone del
bilancio comunale senza che sia utilizzata per quegli scopi previsti dalla legge”.

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