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“Impero mafioso da 150 milioni”: sequestrati 13 market e imprese

PALERMO. Nell’imponente operazione sono stati impegnati oltre 100 militari del Nucleo di polizia economico – finanziaria di Palermo che hanno cautelato un rilevante compendio aziendale, quote societarie, immobili, conti correnti, polizze assicurative e autovetture, anche di lusso. Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, ha emesso un provvedimento di sequestro patrimoniale nei confronti di un noto imprenditore operante nel settore della grande distribuzione alimentare, per un valore complessivo di circa 150 milioni di euro, eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo. Si tratta di Carmelo Lucchese, 54 anni, incensurato, leader nel settore della grande distribuzione.

Oggetto del sequestro è una società, con sede legale a Milano, che gestisce 13 supermercati tra Palermo e provincia (Bagheria, Carini, Bolognetta, San Cipirello e Termini Imerese) che, come disposto nel citato provvedimento, viene contestualmente affidata ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Palermo, con il compito di garantire la continuità aziendale e mantenere i livelli occupazionali per preservare i diritti dei lavoratori, dei fornitori e della stessa utenza.

Oltre al sequestro dell’interno compendio aziendale e delle quote sociali della citata società, sono stati cautelati e parimenti affidati ad un amministratore giudiziario affinché li gestisca nell’interesse della collettività:

  • 7 immobili di cui una villa in zona Pagliarelli a Palermo;
  • 61 rapporti bancari e 5 polizze assicurative;
  • 16 autovetture, tra cui 2 Porsche Macan.

La ricostruzione operata dalla Procura della Repubblica- D.D.A. e accolta dai giudici della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, sulla base degli accertamenti svolti dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, ha consentito di evidenziare l’imprenditore, pur essendo incensurato, sia da ritenere un imprenditore colluso alla criminalità organizzata, posto che il medesimo, seppure non organicamente inserito nell’organizzazione criminale, ha sempre operato sotto l’ala protettiva di Cosa Nostra.

È stato necessario analizzare e riscontrare le precise e puntuali dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia, nonché valorizzare in chiave unitaria le risultanze investigative raccolte in diversi procedimenti penali; tale complessa ricostruzione ha consentito di evidenziare strutturati contatti del proposto con la famiglia mafiosa di Bagheria, e far emergere i vantaggi “imprenditoriali” di cui ha potuto beneficiare nel tempo.

Alla luce delle investigazioni svolte dalle Fiamme Gialle palermitane, il Tribunale ha ritenuto ricorrenti gli elementi per ritenere il proposto un soggetto socialmente pericoloso in quanto appartenente, anche se non partecipe, al sodalizio mafioso, alla luce della vicinanza con esponenti di vertice della consorteria bagherese, grazie alla quale l’imprenditore “colluso” è riuscito a espandersi economicamente nel settore, acquisendo, avvalendosi di interventi di “Cosa nostra”, ulteriori attività commerciali; scoraggiare la concorrenza anche attraverso atti di danneggiamento; risolvere controversie sorte con alcuni soci, ottenendo in loro pregiudizio la possibilità di rilevare l’impresa contesa e beneficiando peraltro di una dilazione nei pagamenti evitare il pagamento del “pizzo” nella zona di Bagheria e, grazie alla mediazione mafiosa della locale famiglia, contrattare la “messa a posto” con altre articolazioni palermitane di “Cosa nostra”.

In una logica di reciproco vantaggio, l’imprenditore avrebbe remunerato con ingenti somme gli esponenti mafiosi, assumendo anche loro familiari nei propri punti vendita, quale riconoscimento del loro determinante intervento in momenti cruciali nel percorso di espansione commerciale dell’attività imprenditoriale.

Inoltre, le ricostruzioni operate sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palermo, hanno consentito agli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo di valorizzare anche la disponibilità manifestata dal proposto alla consorteria mafiosa di Bagheria di un appartamento per dare rifugio ad un mafioso di grosso calibro nell’ultimo periodo della latitanza.

Punti vendita Conad e Todis. La sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, gli sequestra un impero che vale 150 milioni di euro. Ne fanno parte la società Gamac Group srl, con sede legale a Milano, 13 supermercati con insegna Conad e Todis a Palermo Bagheria, Carini, Bolognetta, San Cipirello e Termini Imerese, immobili (tra cui alcune ville), terreni, fabbricati, conti correnti, polizze assicurative e autovetture (tra cui una Porsche Macan).

“Rapporti strutturati con i boss”.  Sono venuti fuori, secondo l’accusa, “strutturati contatti di Lucchese con la famiglia mafiosa di Bagheria e vantaggi imprenditoriali di cui ha potuto beneficiare nel tempo”. Da qui l’ipotesi che Lucchese sia socialmente pericoloso in quanto appartenente, anche se non partecipe, a Cosa Nostra.

Lucchese avrebbe avuto nei boss gli sponsor per la sua scalata al successo: avrebbe acquisito nuovi spazi di vendita grazie all’intervento di Cosa Nostra, pronta a scoraggiare la concorrenza anche attraverso dei danneggiamenti o per risolvere controversie sorte con alcuni soci. Lucchese avrebbe anche goduto dell’esenzione della tassa di Cosa Nostra, il pizzo, che tanto pesa sulle casse degli imprenditori. E quando c’era da pagare avrebbe ottenuto uno sconto.

“L’operazione odierna si inserisce nell’ambito di una precisa strategia investigativa sviluppata dalla guardia di finanza, d’intesa con la Procura della Repubblica di Palermo – spiega il comandante provinciale della finanza di Palermo, generale Antonio Quintavalle Cecere – diretta alla sistematica aggressione dei patrimoni illeciti al fine di disarticolare in maniera radicale i sodalizi delinquenziali e liberare l’economia legale dalle infiltrazioni criminali, a tutela degli imprenditori che, anche in questo difficile periodo, operano nel rispetto delle regole”.

“Una delle principali direttrici nell’azione di contrasto agli interessi economico-finanziari di Cosa Nostra consiste proprio – aggiunge il colonnello Gianluca Angelini, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria – nel ricercare, individuare e sterilizzare l’operato degli imprenditori collusi con la mafia, cioè coloro che dal rapporto illecito di reciproco interesse con la criminalità organizzata ricavano la forza per affermarsi sul mercato, alterando le regole della sana e leale concorrenza.
Il messaggio deve essere chiaro: fare affari cercando o accettando l’appoggio della mafia è una scelta perdente oltre che illegale”.

I supermercati sequestrati. I punti vendita sequestrati, ma regolarmente aperti, sono i Conad di Corso Finocchiaro Aprile 112, Viale Michelangelo 2200, via Argento 32, via Sunseri 6, Carini strada statale 113, Bagheria via Passo del Corretto, Bolognetta strada statale 121, San Cipirello contrada Bassetto. Ed ancora i Todis di Bagheria via Papa Giovanni XXIII, mentre a Palermo in via Re Federico 20, Corso Finocchiaro Aprile 195 e via Capricorno 9, Termini Imerese contrada tonnarella presso il centro Himera.

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