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IL TRAGICO SCONTRO SULLA PALERMO-SCIACCA: IL PADRE POSITIVO AD ALCOL E DROGA. COINVOLTO NELL’OPERAZIONE “BACCHANALIA”

La conferma arriva dai primi esami medici eseguiti nell’ospedale di Villa Sofia subito dopo il ricovero del conducente della Ford Focus, attualmente in coma. L’altra vittima, Rosa Pilo, madre di Titone, era stata condannata nel 1994 per spaccio di droga.

Nuovi particolari stanno emergendo  sul tragico scontro costato la vita a 5 persone sulla Palermo-Sciacca. Giovanni Titone sarebbe stato  sotto l’effetto di alcol e droga quando ieri si è scontrato con la sua auto all’altezza del bivio per Giacalone, sterminando la sua famiglia e uccidendo due coniugi anziani.

La conferma arriva dai primi esami medici eseguiti nell’ospedale di Villa Sofia subito dopo il ricovero del conducente della Ford Focus, attualmente in coma.

Il colpo di scena nelle indagini dei carabinieri di Monreale, coordinate dalla Procura, cambia totalmente lo scenario della disgrazia sulla statale.

In un primo momento sott’accusa oltre a una manovra azzardata di Titone era finita anche la pericolosità della Palermo-Sciacca che già, dall’inizio dell’anno si contano 12 vittime.

Nello scontro di ieri sono morti il bambino più piccolo di Titone, Alberto, 2 anni, la moglie Maria Luisa Mergola, 25, la madre di Titone, Rosa Pilo di 51 anni, e i due coniugi di Roccamena che si trovavano sull’altra vettura, una Fiat Punto: Maria Ciaccio, 71 anni, e Rosario Lo Re, 73. Il figlio di quattro anni, Vito, è scampato alla strage.

Giovanni Titone era stato coinvolto nell’operazione antidroga “Bacchanalia”. Giovanni Titone e la moglie Maria Lusia Mergola (deceduta nell’incidente) erano stati coinvolti nell’operazione antidroga denominata “Bacchanalia”, condotta dai Carabinieri della Compagnia e conclusa con una retata all’alba del 19 maggio del 2010. I militari avevano notificato 21 misure cautelari. Le indagini erano culminate con l’individuazione di rete di spacciatori suddivisa in 5 gruppi operanti principalmente nel comune di Menfi ed a Sciacca.  Per Giovanni Titone, la Corte di Appello, lo scorso 10 aprile, aveva confermato la condanna in primo grado, cioè 4 anni e 4 mesi di carcere, oltre a 18 mila euro di multa. Per la moglie, Maria Lusia Mergola, la Corte d’Appello aveva  dichiarato la parziale nullità della sentenza del Gup di Sciacca limitatamente ad alcuni capi di imputazione, disponendo di procedere per acquisto, trasporto e detenzione di hashish.

Anche l’altra vittima, Rosa Pilo, che viaggiava nell’auto condotta da Giovanni Titone aveva dei precedenti giudiziari. Nel 1994 era stata condannata per spaccio di sostanze stupefacenti. Pena che aveva espiato.

 

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