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GESTIONE ACQUA, A FINE SETTEMBRE ESITO SULLA FORMA GIURIDICA. ATI SPACCATA

Entro la fine del mese in corso dovrebbe conoscersi la decisione dei sindaci agrigentini, chiamati a votare sulla forma di gestione del servizio idrico integrato, sulla forma giuridica che dovrà assumere la nuova entità al posto di Girgenti Acque.

Ieri mattina ha avuto luogo una riunione del direttivo dell’Assemblea Territoriale Idrica, presieduta dal sindaco di Sciacca, Francesca Valenti, per la verifica dell’iter sulla forma di gestione, tra azienda speciale consortile e Spa pubblica. Sono le due forme sulle quali si sono elaborate le bozze. La parola finale spetta ai sindaci nella riunione generale in programma entro il 30 settembre.

L’Assemblea dei soci dell’ATI Attualmente registra una spaccatura: ci sono due fronti: i sindaci favorevoli alla Società per azioni pubblica e quelli, sembra la maggior parte, che propendono per l’Azienda speciale consortile. Due sono le bozze di statuto già pronte: una per la creazione di una società consortile e una per una spa pubblica.

La Società per azioni sarebbe più semplice da gestire e comunque resterebbe impermeabile da possibili inserimenti da parte di investitori privati.

In ogni caso, qualsiasi scelta verrà assunta, il cammino sarà lunghissimo, anche a causa del tempo finora perso. Lo statuto, una volta votato dall’ATI, dovrà essere infatti votato tale e quale dai Consigli comunali: ogni modifica emendamento apportato provocherebbe infatti un ritorno indietro del documento che dovrebbe essere appunto votato nuovamente.

Anche nel mondo delle associazioni si registrano spaccature tra coloro che sostengono l’azienda consortile e quelle che invece l’accusano di essere un “cavallo di troia” per consegnare alla fine il controllo di tutto alla Siciliacque.

La forma di Spa pubblica non è soggetta all’azione ispettiva della Corte dei conti, non ha l’obbligo di pubblicare i bilanci e cosa ancor più grave potrebbe essere ceduta a privati nella misura del 30 per cento delle quote. Significherebbe un ritorno al passato. Con la società consortile, invece, i Comuni gestirebbero il servizio in house.

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