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FONDI STATALI E REGIONALI AL COMUNE, NEGLI ULTIMI 8 ANNI RIDOTTI DEL 73,14%

Di Filippo Cardinale

Anno dopo anno, negli ultimi 8, i fondi che lo Stato e la Regione trasferiva al Comune di Sciacca (e a tutti i Comuni) sono diminuiti del 73,14%. In soldoni significa che dal 2008 ad oggi, alle casse comunali sono mancati 10.448.786 euro.

Una cifra enorme. Il sindaco del 2008, Turturici, governava incassando 14.286.365 in un anno. Cifra che consentiva ancora di guardare avanti con ottimismo.

Vito Bono, al primo anno di sindacatura, si trovò con 823.997 euro in meno nel 2009, al secondo anno, 2010 con 1.452.606 euro, nel 2011 con 3.330.038 euro in meno, rispetto al 2008 e al collega Turturici.

Ma dovevano ancora arrivare gli anni terribili, tsunami finanziari veri e propri.

Il 2012 è l’anno diviso tra la fine della sindacatura di Vito Bono, dimessosi per rottura dell’idillio con gli alleati di centrosinistra, e l’inizio della sindacatura di Fabrizio Di Paola, di centrodestra.

Nel 2012, appena 4 anni dopo la fine del mandato di Mario Turturici, al Comune arrivano 6.671.309 euro in meno (ripetiamo che il termine di paragone è con il 2008). Siamo già al 53,30% di trasferimenti in meno. Una cifra enorme che mette a dura prova la struttura di un bilancio di un Comune di 42.000 abitanti.

Ma il terremoto economico, o meglio l’impetuosa scure dei tagli non si arresta. Anzi, si potenzia.

Dall’insediamento di Di Paola al 2016, inizia la picchiata, anche perché Di Paola governa cinque anni che rappresentano l’epicentro del terremoto economico dei trasferimenti statali e regionali.

Di Paola inizia ricevendo 7.615.057 euro e termina (anno di riferimento 2016) con 3.837.580 euro. Ciò significa che nei suoi cinque anni sono arrivati fondi in meno per 3.777.477 euro. La media di quasi 800 mila euro l’anno. Ma in effetti, tra l’ultimo anno di sindacatura Turturici (2008) e l’ultimo anno di sindacatura Di Paola, al Comune sono stati tagliati 10.448.786 euro.

(L’andamento dei tagli statali e regionali dal 2008 al 2016)

Sono passati otto anni, non secoli. Questi numeri dovrebbero far riflettere meglio mettendo da parte polemiche politiche e strumentalizzazioni elettorali.

I tagli negli ultimi otto anni rappresentano lo sconvolgimento della struttura economica del Comune. Anche perché i servizi aumentano con i relativi costi.

Alla luce di tali tagli compressi in un periodo piuttosto breve, ci piace fare un paragone. Se un padre di famiglia, che porta a casa un reddito di 20.000 euro l’anno, si vede ridotto il suo introito di una percentuale superiore al 50%, che fa?

Certamente, tenta di lasciare inalterato (se ci riesce) la quota di spesa essenziale, quale il cibo. E’ ovvio che taglia le spese che non sono di primaria necessità.

I Comuni italiani sono tutti in difficoltà a causa dei forti tagli statali e regionali. Quelli siciliani soffrono in modo più spiccato. Basta ricordare la dura presa di posizione dell’AnciSicilia, preoccupata dello stato di sofferenza dei Comuni. Preoccupazione concentrata anche sulla tenuta dell’ordine pubblico.

In campagna elettorale si è spinti dall’entusiasmo. Governare è altra cosa. Non ci resta che osservare.

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