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Favara nella morsa di tre emergenze: 201 contagiati, rifiuti non raccolti, acqua col binocolo… e tanta rassegnazione

FAVARA. Può una città con 32.400 abitanti vivere contemporaneamente con tre emergenze con spirito di assuefazione, senza mostrare uno stimolo di reazione? Si. La riposta è secca perché tale nefasta esperienza viene vissuta a Favara. I rifiuti non vengono raccolti e per la città crescono le discariche, l’acqua viene erogata con una turnazione che riporta Favara a 30 anni fa con turni quindicinali. A queste due emergenze, bisogna aggiungere quella sanitaria: risultano positivi attualmente 201 soggetti. E’ la città con il più alto numero di contagiati in provincia, con il 25,6% del totale dei positivi attuali.

Eppure, nonostante un contesto che va oltre il terzo mondo Favara sembra dimenticata dalle Istituzioni ma anche dagli stessi cittadini. C’è un encefalogramma piatto, nessuna reazione.

L’aspetto più drammatico che riguarda Favara è la raccolta dei rifiuti solidi urbani. Scioperi dei netturbini per settimane, discariche per la città che non solo si moltiplicano ma sono oggetto di incendi (forma di smaltimento da esasperazione ma che crea danni alla salute). Tutti contro tutto. Comune contro ditte di raccolta dei rifiuti che, a sua volta, scaricano le colpe sul Comune, netturbini che scioperano perché non retribuiti, il 70% di Tari non pagata da parte dei contribuenti.

Scrive il giornalista Franco Pullara su Siciliaonpress, che le ditte che gestiscono il servizio finanziariamente molto esposte e con poche, o quasi nulle, possibilità di un futuro regolare pagamento del loro lavoro non hanno più alcun interesse a continuare l’attività di impresa a Favara. Questa è la vera ragione del vergognoso degrado favarese. Il sistema ha retto finché c’era grasso che colava fondato essenzialmente sul “muti tutti”. Il Comune non pagava le fatture e le ditte i loro dipendenti. Intanto tutti chiudevano gli occhi su tutto. Poche le penalità su un servizio scadente, nessuna vertenza sindacale per non regolare pagamento delle spettanze, nessuna azione amministrativa avanzata dalle ditte contro il Comune di Favara. Due nuovi elementi hanno fatto crollare il castello. Lo sciopero dei netturbini non più disponibili ad essere “gli ammortizzatori” finanziari delle loro aziende e l’assessore Laura Maria Maggiore che ha, recentemente, denunciato aziende e disservizi, mandando tutto alla Procura della Repubblica. Sciopero e denunce hanno demolito il castello, ma non sono la soluzione della problematica.

Il Comune di Favara non ha un centesimo di euro e non è in grado di incassare la Tari, la tassa sui rifiuti che i cittadini dovrebbero pagare per coprire integralmente il costo del servizio pari a 7,2 milioni di euro. Fonti comunali dicono che a pagare sono meno del 30 per cento dei contribuenti. Praticamente, su 7,2 milioni di euro attesi, ne arrivano nelle casse comunali circa 2 milioni.

Quale potrebbe essere la soluzione? Per il collega Franco Pullara, la domanda andrebbe girata ai candidati a sindaco e al consiglio comunale, che oltre a rispondere dovrebbero produrre, prima di subito, la documentazione che accerti il loro regolare pagamento delle tasse comunali. E la risposta non può essere la paradossale promessa che Palermo risolva tutto come se Governo regionale e Ars non aspettassero altro che premiare un Comune che sporca l’ambiente e non è in grado di far pagare i contribuenti. Sarebbe credibile un loro piano per incassare la Tari degli ultimi cinque anni. Sarebbe, davvero, una sincera manifestazione di buona volontà per salvare la città.

Intanto, domani mattina diversi cittadini si presenteranno alla Tenenza dei carabinieri per denunciare l’interruzione di pubblico servizio. Una iniziativa che parte dalla cittadina Maria Nona, che lancia l’appello alla mobilitazione pur comprendendo la grave situazione economica che gli operatori ecologici si trovano ad affrontare con il pagamento degli stipendi che non arriva.

Filippo Cardinale

 

 

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