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FARM CULTURAL PARK, PER IL COMUNE E’ ABUSIVO. I TITOLARI: “TUTTO IN REGOLA”

Roba pirandelliana davvero. Succede a Favara dove sono coinvolte le istallazioni del Farm Cultural Park, “Equilatera” e “Butterfly Home” . Installazioni che, secondo il Comune, dovranno essere rimosse dai Sette cortili di Favara perché sarebbero state installate senza le dovute autorizzazioni. I tecnici del Comune, dopo alcuni controlli effettuati nei giorni scorsi, hanno riscontrato “occupazione abusiva di suolo pubblico”. Adesso i responsabili dell’associazione artistica, Andrea Bartoli e Florinda Sajeva, avranno 90 giorni di tempo per rimuovere le opere sequestrate.

Le opere contestate sarebbero – come si evince dall’ordinanza – l’installazione “Butterfly Home”, costituita da una “pedana in legno avente forma trapezoidale” di 13 metri e mezzo per cinque con “sovrastante struttura in ferro e legno costituita da panche e tavoli con una superficie totale di 53 metri quadrati” ed il padiglione “Equilatera”, ovvero una struttura a capanna in legno. L’ordinanza prevede una sanzione amministrativa pecuniaria da 2 mila a 20 mila euro.

I responsabili di Farm Cultural Park, si difendono con un lungo post pubblicato sulla fanpage di Facebook, chiarendo di aver richiesto in tempo il nulla osta al Comune per l’installazione delle opere.

“Farm Cultural Park in data 28 giugno 2017 – si legge nel posto pubblicato sul social network – presenta denuncia di occupazione generale di spazi ed aree pubbliche e dopo aver quantificato con l’ufficio competente, la liquidazione della somma da corrispondere a titolo di occupazione provvede in pari data al pagamento di un bollettino di conto corrente postale di 1.437,18 euro per il primo semestre anticipato di occupazione”.

 (Il bollettino con il pagamento del suolo pubblico)

“Successivamente, il Comando dei vigili urbani che avrebbe dovuto emettere lo stesso giorno un provvedimento definitivo, – proseguono Bartoli e Sajeva – al fine di regolamentare nel migliore dei modi ogni dettaglio, propone di svolgere una conferenza di servizi non solo per deliberare e consentire l’occupazione degli spazi ma al tempo stesso chiarire e mettere per iscritto ogni prescrizione di buon senso che potesse consentire l’adeguata fruizione dei Sette Cortili da turisti e visitatori, oltre che ovviamente da residenti, proprietari immobiliari ed esercenti di attività commerciali”.

“Dopo l’ordinanza, il nostro tecnico di fiducia è rimasto basito – si legge ancora sul post – . Nonostante faccia avanti e indietro da un mese, dall’ufficio tecnico per arrivare alla definizione della pratica in oggetto per il completamento della documentazione gradita, si ritrova anche lui, una ordinanza dello stesso ufficio che ordina a Farm la rimessa in pristino dello stato dei luoghi”.

“Qualora l’ordinanza non venisse rimossa in autotutela, – concludono Bartoli e Sajeva – ricorreremo contro il Tar, gli organi competenti di grado superiore, la Corte di giustizia europea. Raccoglieremo le firme, scriveremo alle università, al presidente della Repubblica, al capo del Governo e persino al Papa”.

 

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