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Emergenza rifiuti a Favara, il Prefetto declina l’invito delle donne di Favara

FAVARA. Di Franco Pullara

“Non ho bisogno di andare a vedere quello che c’è a Favara, purtroppo lo so molto bene”.  Lo dice il Prefetto in una intervista video del giornale Grandangolo. Ed è una certezza assoluta la sua conoscenza dei fatti, come della sua preziosa attività per risolvere la grave emergenza cittadina. Una verità che nessuna delle donne che si è recata ieri nella Tenenza dei Carabinieri ha mai messo in dubbio.

Mi faccio una domanda e cercherò di darmi una risposta. Cosa vogliono realmente le persone perbene di Favara e cosa si aspettano dallo Stato? La questione non è legata solo e semplicemente al problema dei rifiuti, ma questa costituisce la punta di un iceberg che condanna la città ad avvertire il senso dell’impotenza e dell’abbandono. Le donne protestano e chiedono che visibilmente il rappresentante del Governo si metta accanto a loro per dimostrare a quella parte della città che rema contro il civile progresso che lo Stato è con le mamme desiderose di un avvenire diverso per i loro figli. Il declino dell’invito è una sconfitta in una città dove gli avamposti della legalità sono solo la Tenenza dei Carabinieri e le scuole.

Il messaggio che le donne, rispetto alla rassegnazione degli uomini, volevano fare passare ai tanti che traggono profitto nella strumentale confusione cittadina era ed è l’arrivo di un tempo diverso e migliore, di controllo e di ordine nella legalità, attraverso la fisica presenza dello Stato accanto a loro.

Gli incivili che condannano Favara nel degrado, sono, molto probabilmente gli stessi che non pagano la Tari. Chi paga le tasse non si sogna nemmeno di prendersi il disturbo di mettere in macchina i rifiuti e come ladri abbandonarli in ogni dove, quando comodamente potrebbe depositarli davanti l’uscio di casa. A fronte di questo fenomeno non c’è un minimo di contrasto, nessuno degli attori è stato scoperto e multato. Nulla, intanto, può fare la parte sana della città. Così come nulla può sulla selvaggia occupazione del suolo pubblico e dell’altrettanto selvaggia affissione dei manifesti murali, sul caotico e non controllato traffico automobilistico e lungo è l’elenco dei problemi che causano, anche, l’allontanamento dei giovani decisi a lasciare l’invivibile paese.

La parte sana di Favara ha sopportato e sopporta con mortificante rassegnazione. Poi è arrivata la drammatica astensione dal lavoro dei netturbini che ha messo in ginocchio la città. Ne ha parlato la stampa, le associazioni di consumatori, chi altri? I netturbini da anni non ricevono il regolare pagamento delle spettanze, dovrebbe esserci una montagna di vertenze sindacali, il servizio di ecologia in città non ha mai brillato per la sua qualità, dovrebbe esserci un’altra montagna di penalità applicate dall’amministrazione comunale e sui ritardi nel pagamento delle fatture ancora una montagna di provvedimenti da parte delle ditte all’indirizzo del Comune. Nulla, c’è solo il silenzio a coprire la sofferenza dei lavoratori e dell’utenza.

C’è una strana confusione che opprime il favarese onesto e che ha portato le donne di Favara a chiedere la presenza accanto a loro del Prefetto. Vogliono dimostrare che lo Stato è con loro.

Spiega meglio di me l’avvocato Giuseppe Di Miceli in un documento indirizzato al Prefetto: “La fiducia in Ella e nell’Istituzione da Lei rappresentata è provata dal fatto che la petizione lanciata per la Sua visita nel Comune di Favara in poche ore ha raggiunto quasi 200 firme e sicuramente il dato crescerà con il trascorrere dei giorni, per il rispetto che la cittadina ha nelle Istituzioni che funzionano”.

Da favarese posso solo augurarmi che la lotta delle mamme di Favara non si arresti.

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