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Elezioni, dopo la “farsa” della mozione di fiducia, ora il “volemose bene”

SCIACCA- Mentre le “trattative” all’interno di ciò che rimane del centrodestra continuano, tra telefonate, incontri, suppliche e tentativi di mettere in soffitta i forti elementi di attrito emersi nello scorcio finale del Consiglio comunale, ritorna nella memoria lo scontro che caratterizzò il periodo della mozione di sfiducia. La vicenda è nota con la conclusione dall’autocastrazione per fare il dispetto alla moglie. Il sindaco continuò a fare il sindaco, i consiglieri comunali smisero di fare i consiglieri comunali.

Ma di quella vicenda non possono essere dimenticati passaggi fondamentali che, di fatto, fecero fallire il buon esito della mozione di sfiducia. E oggi, ciò che rimane del centrodestra è in trattativa con chi contribuì a far saltare la mozione di sfiducia.

Quella mozione fu firmata dai consiglieri Milioti, Bono, Monte, Caracappa, Cognata, Maglienti, Santangelo, Bentivegna, tutti del centrodestra ai quali si unirono gli indipendenti Deliberto e Mandracchia. Erano 10 e contavano sull’apporto dei cusumaniani Ruffo, Guardino e Ambrogio. Sembrava cosa fatta ma così non fu. Perché i tre cusumaniani non mandarono a casa il sindaco Francesca Valenti nonostante le gravi accuse degli stessi cusumaniani nei confronti del primo cittadino? Vi ricordate quel famoso “sottoscala?” o altri improperi incisi nelle interviste alla stampa?

Per i tre cusumaniani la mozione di sfiducia si arenò, non passò. Oggi, la trattiva per presentarsi a competere alle elezioni come coalizione centrodestra Forza Italia, Mpa, Sciacca al Centro Fratelli d’Italia-Diventerà Bellissima è frenetica. Il nome del candidato probabile è quello di Fabrizio Di Paola. E a sostenerlo ci sarebbe chi fece fallire la mozione di sfiducia contro chi fu protagonista dello slogan #maipiùcinqueannicosì, una mortificazione indelebile rivolta a Fabrizio Di Paola.

Filippo Cardinale

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